martedì 10 dicembre 2019

227 - IL GRANDE INVERNO




Sembra impossibile ma...
Il 536 d.C è stato in assoluto l’anno peggiore a memoria d'uomo per il pianeta Terra. Un anno senza sole, un inverno interminabile che provocò carestie ovunque disegnando scenari da fine del mondo.

Per 18 mesi il sole ha dato la sua luce senza calore: fredda e senza raggi, come la luna o un'eclissi” scrive lo storico bizantino Procopio di Cesarea. “Dal 24 marzo di quest'anno (536) fino al 24 giugno del successivo il sole si è oscurato di giorno, la luna di notte e l'oceano è stato sempre tumultuoso; un inverno severissimo, tanto che per la grande quantità di neve tutti gli uccelli sono morti, mentre gli uomini hanno vissuto nell'angoscia e nella paura delle cose malvage" aggiunge Zaccaria di Mitilene nella sua Cronaca. Europa e Asia furono coperte da una fitta coltre di nebbia secca che oscurò il cielo, le temperature precipitarono drasticamente (poco più su dello zero durante tutta l’estate, polari negli altri mesi), in Cina nevicò in luglio, ovunque i raccolti andarono perduti, carestia, fame ed epidemie falcidiarono la popolazione.

Ma come si era formato quel denso manto di nebbia? Gli studiosi dapprima hanno cercato le prove del 536 “annus horribilis”. E le hanno trovate sugli anelli degli alberi e nei ghiacci artici e antartici. Che hanno anche fornito l'identikit del colpevole: una violentissima eruzione vulcanica avvenuta tra la fine del 535 e l’inizio del 536. Una traccia indelebile rimasta incisa nel legno degli alberi in Irlanda Svezia, e Finlandia, nella Sierra Nevada della California e nei cipressi Fitzroya in Cile. I cilindri di ghiaccio estratti in Groenlandia e nell'Antartide mostrano poi depositi di solfati sostanziali, prova di un ampio velo di polvere acida. Negli anni gli scienziati hanno puntato l'indice su diversi vulcani; l'ipotesi più recente è del 2018, basata su particelle ritrovate nei ghiacciai con una composizione chimica simile alle rocce vulcaniche dell'Islanda: il grande freddo del 536 sarebbe dovuto all’eruzione di un vulcano islandese.

Tutti d'accordo invece sul “day after”: siccità, carestia, epidemie e disordini civili, conseguenze dirette del cambiamento del clima, hanno indotto eventi epocali in tutto il pianeta, come la peste di Giustiniano che causò la morte di 100 milioni di persone (un terzo della popolazione), le sorti della guerra gotica, il declino degli Avari, la migrazione a ovest delle tribù mongole, la fine dell'Impero Sassanide, il crollo dell'Impero Gupta, la caduta di Teotihuacán. 
 

 
 
 

 
 

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