Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Storia di un vescovo sognatore, di un caimano (in
veste di narratore), di una scoperta fortunata e di una fantastica
intuizione. Lasciamo la parola al rettile (con rispetto parlando).
“Sono
nato alle Galapagos quasi 500 anni fa, e sono cresciuto in quelle
isole di sogno, tanto belle da essere considerate ancora oggi uno
degli ultimi paradisi terrestri. Ero già grandino, oltre tre metri
di lunghezza, quando dal mare vidi arrivare delle grandi vele. Il
capo degli uomini che scesero a terra disse con enfasi “Oggi,
mercoledì 10 marzo 1535 (giusto 482 anni fa), prendiamo possesso di
queste terre in nome di sua maestà Carlo I re di Spagna”. Si
chiamava Tomas de Berlanga ed era un vescovo”.
“In
seguito ebbi modo di conoscerlo da vicino. I suoi uomini infatti mi
catturarono e mi portarono a bordo. Dopo lo choc iniziale, passavo il
mio tempo dentro la gabbia ad ascoltare le storie raccontate
dall’alto prelato. Scoprii così che era nato a Berlanga del Duero,
un paesino di montagna di Castilla Y Leon, 48 anni prima, che era
stato nominato vescovo di Panama l’anno precedente, quindi era
salpato verso il Perù per
risolvere una disputa fra due conquistadores; il veliero però andò
alla deriva per assenza totale di vento. I marinai, che odiano la
patana, imprecavano contro la sfortuna nera. La nave era in balìa
delle correnti. Che la trascinarono in terre mai avvistate prima. Fu
così che Tomas de Berlanga scoprì le Galapagos, e passò alla
storia”.
“Un
colpo di fortuna, certo, ma spesso dietro la buona sorte c’è un
uomo capace di mettersi in gioco, di rischiare per cambiare le cose,
con i venti a favore o senza. Così quando il vescovo mi portò con
sé fino in Spagna, dove peraltro riscossi un notevole successo
personale, sentii parlare ancora a lungo di lui. E tutti lo
descrivevano come un grande sognatore. Non a caso negli anni
successivi riuscì a concretizzare gran parte delle sue idee: lui che
era nato da una famiglia di modesti contadini rivoluzionò il
concetto di agricoltura nel nuovo mondo, fece coltivare per primo i
pomodori nell’area dei Caraibi, e la banana in tutto il
centramerica”.
“Solo
il tempo invece rese giustizia alla sua più grande intuizione: del
resto aveva anticipato la storia di 300 anni. Fu il mio amico Tomas
infatti il primo a concepire l’idea di mettere in comunicazione
l’Atlantico col Pacifico. Dopo tre anni di studi sull’istmo di
Panama preparò un progetto che prevedeva l’uso dei fiumi già
esistenti per creare un passaggio navigabile. Qualcosa di molto
simile a quello inaugurato nel 1914. I costi enormi non gli permisero
di realizzarlo, ma il seme era gettato”.
“Negli
ultimi anni di vita il vescovo rinunciò alle sue cariche e tornò al
paese natale, dove fondò un convento e una casa per gli orfani. Oggi
il suo corpo riposa nella collegiata maggiore
del piccolo borgo. Come? Che fine ho fatto io? Don Tomas mi ha voluto
con sé, e se passate da Berlanga del Duero è lì che mi potete
ammirare (beh sì, sono quello della foto) appeso a una parete della
cattedrale”.
Nessun commento:
Posta un commento