mercoledì 22 gennaio 2020

279 - IL MIRACOLO DEL GIARDINO IN BOTTIGLIA




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Una storia, quella di David Latimer ottantenne inglese di Cranleigh nel Surrey, facile facile da raccontare, ma non per questo meno bella. Il suo piccolo miracolo, un intero giardino cresciuto dentro una bottiglia sigillata, conferma che le cose complicate a volte possono essere semplici, quando si lascia che la natura faccia il suo corso.
Correva l’anno 1960 quando un giovane David mise del terriccio dentro una bottiglia, piantò qualche seme di tradescantia (una pianta sempreverde originaria del centramerica, detta anche erba miseria), bagnò con un bicchiere d’acqua e sigillò l’apertura. La bottiglia, in realtà una sorta di damigiana, 45 litri di capienza, mantenuta in un angolo soleggiato, si è poi rivelata un perfetto ecosistema chiuso. Un microcosmo dove la pianta ha avuto modo di svilupparsi e crescere senza bisogno di nient’altro che la fotosintesi clorofilliana, ovvero della luce.
Infatti dopo aver dimenticato la bottiglia per anni, David la riaprì solo nel 1972 e in quell’occasione la trovò in perfetta salute e la annaffiò. Dopodiché non l’ha più toccata fino a qualche settimana fa. Quando è tornato ad aprirla 44 anni dopo l’ultima volta. Ha tolto il tappo e si è trovato davanti a una tradescantia verdissima, rigogliosa e fiorita, in piena salute.
Insomma, sembrava Audrey II, la pianta carnivora della Piccola bottega degli orrori, ma per fortuna con abitudini alimentari assai diverse. Già, perché l’erba miseria di David per tener fede al suo nome era riuscita a vivere tutti quegli anni senza niente, neanche acqua e aria fresca. O meglio, l’acqua sufficiente era arrivata alla pianta grazie alla condensazione dell’umidità sulle pareti di vetro, e tanto è bastato insieme alla luce solare per innescare la fotosintesi.
Il giardino impossibile di David ha sollevato l’attenzione degli studiosi: non a caso i semplici ma raffinati processi che consentono alle piante di sopravvivere e autosostenersi in condizioni difficili, ma anche di ripulire l’ambiente dalle sostanze inquinanti, sono da tempo oggetto di attenzione da parte della Nasa, che intende ricreare nello spazio le condizioni di sopravvivenza delle piante e studiarne il comportamento.

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