Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera, che contiene un'altra storia, forse più
conosciuta. Racconta l'incontro fra due uomini che hanno creduto fino
in fondo ai loro sogni, belli, o brutti, o pazzi che fossero.
Norio
Suzuki nasce a Ichiba in Giappone nel 1949; studia economia alla
Hosei University, ma è un animo inquieto: da un giorno all'altro
molla tutto e parte senza uno yen in tasca. In 4 anni attraversa 50
Paesi in autostop - Asia, Africa e Medio Oriente - dormendo sulle
panchine o nelle stazioni. Nel 1972 torna a Tokyo, ma non è
contento, dice che la sua vita non ha uno scopo. Due anni dopo i
media parlano dell'uccisione di Kinshichi Kozuka, il penultimo di un
plotone di irriducibili soldati giapponesi nascosti sull'isola di
Lubang nelle Filippine; lui e il tenente Hiroo Onoda erano stati
dichiarati morti dopo lunghe ricerche dal 1959. Dopo tutti quegli
anni invece Onoda è ancora vivo nella giungla, ignaro che la guerra
è finita. I governi giapponese, filippino e americano riprendono a
cercarlo, inutilmente. E Suzuki capisce qual è la sua strada. Ad
amici e parenti dice: “Parto. Vado a cercare tre cose: il tenente
Onoda, un panda selvaggio e l'abominevole uomo delle nevi, in
quest'ordine”.
Incredibile
ma vero, in soli 4 giorni Suzuki trova Onoda. Il militare indossa
ancora la divisa ormai a brandelli, e gli spara. Da 29 anni è lì,
da 2 è rimasto solo. E spara a chiunque incontri. Per fortuna non lo
colpisce. Suzuki sa tutto sul fuggitivo, e gli urla: "Onorevole
Onoda, l'imperatore e il popolo giapponese sono preoccupati per te".
Riesce così a stabilire un contatto. I due discutono, ma il tenente
gli dice che si arrenderà solo se a ordinarglielo sarà il suo
comandante. Onoda accetta di aspettare, Suzuki riparte per il
Giappone e trova l'ex ufficiale, un vecchio libraio. Nell'ottobre del
1974 tornano insieme a Lubang, e il tenente depone le armi; graziato
dal presidente filippino torna in patria, atteso come un eroe. Suzuki
si defila: ha altre due missioni da compiere. In poche settimane
trova il suo panda selvaggio. Poi – dice lui – avvista a distanza
uno yeti nella catena del Dhaulagiri, ma non riesce a contattarlo.
Nel 1976 torna a casa, si sposa, ma la sua ricerca va avanti. Norio
Suzuki muore nel novembre 1986, travolto da una valanga sull'Himalaya
mentre cerca lo yeti. La sua storia e quella di Onoda hanno in comune
la stessa domanda che i due, diversissimi fra loro, si sono posti:
per cosa sono disposto a vivere e a morire?
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