giovedì 6 febbraio 2020

307 - LA NUOVA ZELANDA? NON ESISTE




Sembra impossibile ma...
Una ragazza è stata arrestata all'aeroporto di Almaty in Kazakistan per aver presentato un passaporto ritenuto falso: secondo le guardie era di uno Stato inesistente: la Nuova Zelanda.

Chloe Phillips, giornalista di 28 anni, atterra ad Almaty con l'ultimo volo della notte. Non sta andando in vacanza: ha in programma sei mesi di studio e lavoro, ed è in possesso di un regolare visto. “Arrivo allo stand per l'immigrazione – racconta – e quando mostro il passaporto, gli agenti si guardano e si mettono a ridere. Mi dicono che non ha nessuna validità, e che non posso entrare senza un passaporto australiano". Chloe stupita sottolinea di essere neozelandese, non australiana. “Già, ma la Nuova Zelanda è una regione dell’Australia” replicano convinti. E la invitano a seguirli.

Inutili le proteste, la portano in una stanzetta dove inizia un lungo interrogatorio dai toni surreali. A un certo punto i funzionari dell'immigrazione le mostrano una carta geografica del mondo, e le chiedono di indicare il suo Paese d’origine. Lei allunga il dito... ma la Nuova Zelanda non c'è: è una di quelle mappe economiche che non riportano le terre all'estremo sud e all'estremo nord. “Visto? La smetta di prenderci in giro, la Nuova Zelanda è chiaramente parte dell'Australia, e lei è in arresto”. La rinchiudono in una stanza vuota con un letto, senza cibo né acqua. “Dopo molte ore due guardie che sembravano dispiaciute mi hanno mostrato una bottiglia di Seven Up, uno di loro ne ha bevuta un po' per mostrare che non era drogata, e me l'hanno offerta”. Dopo un certo tempo, tornano i funzionari con un provvedimento di espulsione dal Paese, e la caricano su un aereo diretto in Cina. Per fortuna le concedono di fare una telefonata: “Conoscevo un amico che poteva darmi una mano. In quei Paesi dipende tutto da chi conosci. Mi ha detto che avrei dovuto dare subito una bustarella, ma ormai era tardi: il caso aveva coinvolto agenti, immigrazione, sicurezza aeroportuale. Comunque grazie al suo intervento mi hanno fatto scendere dall'aereo. Mi hanno liberata dopo un giorno e mezzo, e mi hanno fatto entrare con un nuovo visto, americano. Probabilmente il mio amico ha pagato le persone giuste”.

Chloe ha poi trascorso i suoi sei mesi in Kazakistan senza altri problemi, ed è tornata in Nuova Zelanda, che sì, era sempre al suo posto. Il caso è finito sui giornali, ma non ci sono state scuse ufficiali, anzi, il servizio di frontiera del Kazakistan ha reso noto che l'ingresso le era stato negato per irregolarità nel visto. "Il caso è stato comunque risolto felicemente" ha concluso il portavoce.
 
 

 
 
 
 

 




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