Sembra
impossibile ma...
Una
ragazza è stata arrestata all'aeroporto di Almaty in Kazakistan per
aver presentato un passaporto ritenuto falso: secondo le guardie era
di uno Stato inesistente: la Nuova Zelanda.
Chloe
Phillips, giornalista di 28 anni, atterra ad Almaty con l'ultimo volo
della notte. Non sta andando in vacanza: ha in programma sei mesi di
studio e lavoro, ed è in possesso di un regolare visto. “Arrivo
allo stand per l'immigrazione – racconta – e quando mostro il
passaporto, gli agenti si guardano e si mettono a ridere. Mi dicono
che non ha nessuna validità, e che non posso entrare senza un
passaporto australiano". Chloe stupita sottolinea di essere
neozelandese, non australiana. “Già, ma la Nuova Zelanda è una
regione dell’Australia” replicano convinti. E la invitano a
seguirli.
Inutili
le proteste, la portano in una stanzetta dove inizia un lungo
interrogatorio dai toni surreali. A un certo punto i funzionari
dell'immigrazione le mostrano una carta geografica del mondo, e le chiedono
di indicare il suo Paese d’origine. Lei allunga il dito... ma la
Nuova Zelanda non c'è: è una di quelle mappe economiche che non
riportano le terre all'estremo sud e all'estremo nord. “Visto? La
smetta di prenderci in giro, la Nuova Zelanda è chiaramente parte
dell'Australia, e lei è in arresto”. La rinchiudono in una stanza
vuota con un letto, senza cibo né acqua. “Dopo molte ore due
guardie che sembravano dispiaciute mi hanno mostrato una bottiglia di
Seven Up, uno di loro ne ha bevuta un po' per mostrare che non era
drogata, e me l'hanno offerta”. Dopo un certo tempo, tornano i
funzionari con un provvedimento di espulsione dal Paese, e la
caricano su un aereo diretto in Cina. Per fortuna le concedono di
fare una telefonata: “Conoscevo un amico che poteva darmi una mano.
In quei Paesi dipende tutto da chi conosci. Mi ha detto che avrei
dovuto dare subito una bustarella, ma ormai era tardi: il caso aveva
coinvolto agenti, immigrazione, sicurezza aeroportuale. Comunque
grazie al suo intervento mi hanno fatto scendere dall'aereo. Mi hanno
liberata dopo un giorno e mezzo, e mi hanno fatto entrare con un
nuovo visto, americano. Probabilmente il mio amico ha pagato le
persone giuste”.
Chloe
ha poi trascorso i suoi sei mesi in Kazakistan senza altri problemi,
ed è tornata in Nuova Zelanda, che sì, era sempre al suo posto. Il
caso è finito sui giornali, ma non ci sono state scuse ufficiali,
anzi, il servizio di frontiera del Kazakistan ha reso noto che
l'ingresso le era stato negato per irregolarità nel visto. "Il
caso è stato comunque risolto felicemente" ha concluso il
portavoce.
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