Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. Stati Uniti, anno 1948. L’America appena uscita
dalla guerra scopre il fascino della neonata televisione. La prima
vera star è uno straordinario musicista indiano. Si chiama Korla
Pandit, e col suo spettacolo “Adventures in music” affascina i
telespettatori. Come? Lo show è basato sulle sue esibizioni
musicali: propone melodie esotiche con arrangiamenti moderni,
suonando un organo Hammond e un piano a coda Steinway. A volte suona
i due strumenti (ed altri ancora) insieme, una sorta di one man band.
Ma il segreto del suo successo sta nelle atmosfere che riesce ad
evocare, e nella sua personalità.
Di
lui si sa poco: pare sia nato a Nuova Delhi, figlio di un brahmino e
di una cantante lirica francese, e che abbia poi studiato musica in
Inghilterra. Le sue melodie romantiche e suadenti evocano Paesi
lontani e misteriosi, le scenografie televisive, le luci, i costumi
fanno sognare magiche notti arabe e suggestivi paesaggi indiani. Ma
soprattutto è lui, Korla Pandit, a prendersi la scena: abbigliato
come un maharajah con turbante e pietre preziose, personalità
magnetica, movimenti armoniosi, sorriso enigmatico: durante le sue
performance non pronuncia una parola. Una voce narrante avvisa che il
Maestro comunica solo con “il linguaggio universale della musica”.
Il suo sguardo sereno, sapiente e al tempo stesso seducente “passa”
la telecamera ed entra nei salotti della piccola borghesia a stelle e
strisce, e nel cuore di fanciulle di ogni età.
Il
successo è enorme, per 5 anni Korla è una superstar, le donne
impazziscono per lui, lo coprono di regali e di soldi. Poi, come in
una versione maschile di “Bocca di rosa”, mariti e padri
infuriati si rivolgono in massa all’”ordine costituito” e nel
1953 l’emittente KTLA è costretta a cancellare il programma e
cacciare Korla. Che si ritira a vita privata, suona in piccoli club e
dà lezioni di musica. Di lui si ricorda solo Tim Burton che nel suo
Ed Wood gli affida un cameo nella parte di sé stesso. Morirà per
infarto a Petaluna nel 1998.
Solo
dopo la morte la moglie rivelerà l’incredibile segreto che aveva
taciuto anche i suoi figli. Korla Pandit non era indiano. Era nato a
St Louis nel Missouri, ed era afroamericano. Il suo vero nome era
John Roland Redd. Aveva iniziato a farsi passare prima per ispanico
col nome di Juan Rolando, poi per indiano negli anni 40, per poter
lavorare aggirando il divieto del sindacato dei musicisti per gli
afroamericani. E alla sua morte aveva 77 anni, non 2000 come si
sussurrava da sempre di Korla Pandit.
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