Sembra
impossibile ma…
Nel
cuore della Sicilia c’è un luogo magico, il Teatro di Andromeda: una
straordinaria architettura realizzata da un pastore autodidatta.
Un’opera che lo ha portato alla Biennale internazionale di Venezia.
Ringrazio per la segnalazione l’amica Alessandra Lazzaro.
Lorenzo
Reina nasce nel 1960 a Santo Stefano Quisquina in provincia di
Agrigento. Il padre è un pastore e lui, unico maschio dopo tre
femmine, è destinato a seguirne le orme. Fin da piccolo vive sui
pascoli e accompagna il padre sui sentieri della transumanza. Sogna
di studiare, di fare l’università, ma è costretto a fermarsi alla
terza media. La sua bisaccia però è sempre appesantita da libri che
prende alle sorelle. Legge di tutto, e impara da solo a scolpire la
pietra e lavorare il legno. A Napoli per il servizio di leva, conosce
lo scultore Gabriele Zambardino che ne intuisce il talento e accoglie
le sue opere in una mostra collettiva. Tornato al paese riesce ad
organizzare la sua prima personale nella biblioteca comunale
nonostante l’opposizione del padre, che più tardi, in punto di
morte, gli chiederà di tornare a fare il pastore. Lui acconsente. Ci
tornerà. Ma senza rinunciare a ciò che ama.
Oggi
lungo la strada da Santo Stefano Quisquina a Castronovo sorge
l’azienda Rocca Reina, dove Lorenzo continua a fare il pastore. E
altre cento cose. Legge libri, naturalmente, sa molto di storia e di
filosofia, di astronomia e naturalmente di arte. L’azienda
comprende una fattoria didattica, un laboratorio artistico, un parco
con grandi sculture, un museo dalle linee ispirate alla rocca di
Castel del Monte, un ovile. E il bellissimo Teatro di Andromeda. I
visitatori arrivano da tutto il mondo, si fermano all’azienda e si
dividono fra le attività artistiche e quelle legate alla pastorizia:
assistono agli allestimenti teatrali, visitano il museo, la fattoria
didattica, l’allevamento delle asine dove praticano onoterapia,
seguono la produzione del formaggio secondo i metodi tradizionali.
Ma
il suo capolavoro è il Teatro: dimensioni e forme rispettano
simbologie legate all’astronomia e al legame fra l’uomo e la
natura, la scena ellittica è a picco su uno strapiombo, in perfetta
armonia col paesaggio che fa da fondale. Una visione. Ci ha messo 30
anni a costruirlo, pietra su pietra, e non ha ancora finito, forse
non finirà mai. “Del resto è merito suo – dice - se per la
prima volta un pastore espone alla Biennale di architettura”.
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