Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera; ringrazio Simonluca Cavallini per avermela
segnalata. Anno 1936. In un villaggio della Siberia meridionale vive
la famiglia Lykov; sono arrivati al seguito di una setta cristiana
ultra-ortodossa, i “Vecchi credenti”, perseguitata prima dagli
zar, poi dal regime comunista. Pacifisti convinti Karp e Akulina
Lykov con i figli Sevin di 9 anni e Natalia di 2, decidono di fuggire
ancora verso est quando una pattuglia di guardie uccide il fratello
di Karp. I 4 dopo un lungo viaggio trascinandosi dietro i loro pochi
averi e un telaio con cui tessere stoffe e vestiti, si fermano in una
radura nella taiga attraversata da un torrente sull'altopiano
disabitato di Abakan Range. Costruiscono una capanna e sopravvivono
in totale isolamento nel gelido ambiente siberiano.
Nascono
poi altri due figli: Dmitry nel 1940 e Agafia nel 1943. Le condizioni
di vita sono durissime: i Lykov mangiano patate, funghi, erba,
radici, poca carne quando qualche animale resta nelle trappole.
Scarpe e vestiti si consumano sostituiti da indumenti fatti di canapa
e corteccia di betulla. Nel 1961 una tempesta distrugge lo scarso
raccolto, ed è fame vera; i 6 mangiano corteccia di alberi e ciò
che resta delle proprie scarpe, e Akulina si lascia morire di fame
per lasciare qualcosa per sfamare i propri figli.
Estate
del 1978, il pilota di un elicottero che trasporta un team di geologi
avvista una capanna in un luogo che risulta disabitato, a più di 250
chilometri da qualsiasi villaggio. Atterra e trova un vecchio con
barba e capelli lunghi e i suoi 4 figli. Sono i Lykov, che da 42 anni
vivono in completo isolamento; i due più giovani non hanno mai avuto
contatti con altri esseri umani. E nessuno sa niente di guerra
mondiale o fredda, di televisione o dell'uomo sulla luna. All'inizio
rifiutano qualsiasi aiuto, accettano solo un po' di sale, poi i
visitatori tornano più volte e li convincono a prendere grano,
animali da cortile e utensili vari. Ma nel 1981 tre dei quattro figli
muoiono a pochi giorni l’uno dall’altro: Natalia e Savin per
insufficienza renale dovuta al cambio di alimentazione, Dmitry, per
quanto abituato all’inverno siberiano, di polmonite trasmessa da
uno degli ospiti.
Karp
e Agafia, la più giovane, rifiutano di tornare alla civiltà. Il
vecchio muore nel 1988. La donna dopo aver girato per un mese la
Russia in treno, aereo e auto raccontando la sua storia, torna nella
sua capanna, resa più decente. Oggi ha 77 anni e vive li con decine
di gatti, ha un fucile per difendersi da orsi e lupi e alleva capre e
polli. Un paio di volte ha chiesto aiuto via radio ed è stata
portata in aereo all'ospedale, ma poi è tornata. “Fa paura, lì
fuori – dice - non si respira; ci sono auto ovunque, l'aria è
sporca. Si sta meglio qui”.
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