lunedì 9 marzo 2020

385 - I SOPRAVVISSUTI DELLA TAIGA




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera; ringrazio Simonluca Cavallini per avermela segnalata. Anno 1936. In un villaggio della Siberia meridionale vive la famiglia Lykov; sono arrivati al seguito di una setta cristiana ultra-ortodossa, i “Vecchi credenti”, perseguitata prima dagli zar, poi dal regime comunista. Pacifisti convinti Karp e Akulina Lykov con i figli Sevin di 9 anni e Natalia di 2, decidono di fuggire ancora verso est quando una pattuglia di guardie uccide il fratello di Karp. I 4 dopo un lungo viaggio trascinandosi dietro i loro pochi averi e un telaio con cui tessere stoffe e vestiti, si fermano in una radura nella taiga attraversata da un torrente sull'altopiano disabitato di Abakan Range. Costruiscono una capanna e sopravvivono in totale isolamento nel gelido ambiente siberiano.

Nascono poi altri due figli: Dmitry nel 1940 e Agafia nel 1943. Le condizioni di vita sono durissime: i Lykov mangiano patate, funghi, erba, radici, poca carne quando qualche animale resta nelle trappole. Scarpe e vestiti si consumano sostituiti da indumenti fatti di canapa e corteccia di betulla. Nel 1961 una tempesta distrugge lo scarso raccolto, ed è fame vera; i 6 mangiano corteccia di alberi e ciò che resta delle proprie scarpe, e Akulina si lascia morire di fame per lasciare qualcosa per sfamare i propri figli.

Estate del 1978, il pilota di un elicottero che trasporta un team di geologi avvista una capanna in un luogo che risulta disabitato, a più di 250 chilometri da qualsiasi villaggio. Atterra e trova un vecchio con barba e capelli lunghi e i suoi 4 figli. Sono i Lykov, che da 42 anni vivono in completo isolamento; i due più giovani non hanno mai avuto contatti con altri esseri umani. E nessuno sa niente di guerra mondiale o fredda, di televisione o dell'uomo sulla luna. All'inizio rifiutano qualsiasi aiuto, accettano solo un po' di sale, poi i visitatori tornano più volte e li convincono a prendere grano, animali da cortile e utensili vari. Ma nel 1981 tre dei quattro figli muoiono a pochi giorni l’uno dall’altro: Natalia e Savin per insufficienza renale dovuta al cambio di alimentazione, Dmitry, per quanto abituato all’inverno siberiano, di polmonite trasmessa da uno degli ospiti.

Karp e Agafia, la più giovane, rifiutano di tornare alla civiltà. Il vecchio muore nel 1988. La donna dopo aver girato per un mese la Russia in treno, aereo e auto raccontando la sua storia, torna nella sua capanna, resa più decente. Oggi ha 77 anni e vive li con decine di gatti, ha un fucile per difendersi da orsi e lupi e alleva capre e polli. Un paio di volte ha chiesto aiuto via radio ed è stata portata in aereo all'ospedale, ma poi è tornata. “Fa paura, lì fuori – dice - non si respira; ci sono auto ovunque, l'aria è sporca. Si sta meglio qui”.


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