martedì 10 marzo 2020

386 - QUANDO IL VIRUS TI SALVA LA VITA




Sembra impossibile ma...
Il genio di due uomini ha dato vita a un morbo che ha salvato decine di vite umane; una storia che vale la pena di raccontare in giorni nei quali la parola virus è tornata a essere sinonimo di paura.

Adriano Ossicini nasce a Roma nel 1920; a 17 anni entra come volontario al Fatebenefratelli, l'antico ospedale romano sull'isola Tiberina. Nel 1938 è schedato come sospetto sovversivo; nei mesi successivi svolge attività antifasciste, e nel febbraio 1943 viene arrestato e finisce in carcere dove resta fino a maggio. In attesa di essere spedito al confino, torna all'attività ospedaliera e partecipa in segreto ad azioni partigiane. E' al Fatebenefratelli che conosce Giovanni Borromeo, chirurgo di fama e primario della struttura. Romano del 1898, laureato a 22 anni con 110 e lode e vincitore del concorso da primario a soli 31 anni, Borromeo è un luminare, ma la sua carriera è penalizzata dal rifiuto di prendere la tessera del Partito Fascista. Il primario e il giovane medico lavorano in stretta collaborazione, e il 16 ottobre 1943 realizzano il loro capolavoro.

E' un sabato, e tra le 5.30 e le 14 la Gestapo entra nel ghetto per un rastrellamento che coinvolge 1259 persone: per 1023 di queste c'è l'immediata deportazione ad Auschwitz. Alcuni però, oltre un centinaio, riescono a fuggire e chiedono aiuto al Fatebenefratelli. Borromeo li “ricovera” per direttissima, e con Ossicini e altri medici e frati della struttura studia un piano. Per fortuna i nazisti ritardano e solo a sera arrivano con due camion e circondano l'ospedale. Un alto ufficiale e un medico della Wehrmacht chiedono di controllare tutti i malati. Borromeo li accoglie con un sorriso, parla bene il tedesco e si mette a loro completa disposizione; comincia un’accurata ispezione. Che si ferma di fronte a una camerata chiusa; da dentro si sentono lamenti e colpi di tosse. I medici spiegano che sono i malati del Morbo di K e descrivono nel dettaglio i sintomi della sindrome: effetti devastanti, esito quasi sempre letale e soprattutto contagiosissima. Mostrano le cartelle cliniche (ancora fresche di inchiostro) e invitano l’ufficiale medico e chiunque lo voglia ad entrare. “Nein, danke” è la risposta, va bene così. I tedeschi impressionati se ne vanno. La Sindrome K (il nome lo ha inventato Ossicini, dedicato ai capi nazisti Kesserling e Kappler) ha salvato oltre 100 “malati”: uno dopo l'altro fuggiranno dall'ospedale con falsi documenti procurati dai partigiani.

Ossicini in seguito partecipa attivamente alla lotta partigiana, dopo la Liberazione diventa psichiatra e docente universitario, poi torna alla politica, viene eletto senatore ed è nominato Ministro per la famiglia e la solidarietà sociale nel governo Dini; muore il 15 febbraio 2019 al Fatebenefratelli. Borromeo all'ospedale sull'isola Tiberina crea una radio clandestina in contatto coi partigiani, e con un gruppo di medici fidati cura in segreto quelli feriti, fino alla Liberazione. Muore il 24 agosto 1961 nel “suo” ospedale dove ha continuato a lavorare; nel 2004 l'Ente israeliano per la Memoria della Shoah lo riconosce “Giusto fra le Nazioni”. L’ospedale Fatebenefratelli riceve invece il titolo di “Casa di Vita”.

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