Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. Il corpo di Tycho Brahe, il più grande fra gli
astronomi prima dell’avvento del telescopio, è stato riesumato.
Gli esami delle spoglie hanno svelato il mistero sulle cause della
sua morte: lo scienziato non fu, come si credeva, avvelenato con il
mercurio. Rilevato sì, ma non in concentrazioni sufficienti per
ucciderlo. Confermata invece la versione ufficiale. La più
incredibile.
Brahe
nasce nel 1546 a Knutstorp nel regno di Danimarca, da una famiglia
nobile e ricchissima. La sua vera passione fin da ragazzo è
l’astrologia, e gli studi astronomici all’inizio gli servono solo
a misurare le effemeridi. Anche quando sarà il più grande astronomo
del pianeta, continuerà a leggere il futuro e a fare oroscopi, oltre
a interessarsi di alchimia. Il re Federico II gli dona l’isola di
Hven dove realizza Uraniborg, una città-osservatorio dove avvia
programmi di ricerca che farebbero l’invidia della Nasa, senza
limiti di spesa. In questo periodo non si contano gli aneddoti su
Brahe, che gestisce Uraniborg come un regno autonomo di cui è il
sovrano: fra le stranezze che si raccontano, oltre alla movimentata
vita sessuale, l’amicizia con un nano a suo dire capace di leggere
il futuro, che trasforma in buffone di corte, e la cura per un grosso
alce che tiene come animale domestico, e in compagnia del quale ama
ubriacarsi.
Ma
la storia più singolare è quella che riguarda il suo naso: a 20
anni Brahe, studente all’università di Rostock, litiga con un
nobile danese, tale Parsbjerg, su chi dei due è il miglior
matematico. Finisce con un duello, e con un colpo di spada che gli
porta via di netto il naso. L’astronomo sarà costretto per tutta
la vita a portare una protesi fatta di metalli nobili. Che tiene
incollata al moncherino con una speciale pasta di sua invenzione. Da
qui la teoria di un lento autoavvelenamento involontario, causato
dall’impasto a base di mercurio. Ipotesi smentita dalle recenti
analisi. Che confermano le reali cause della morte, narrate a suo
tempo dal più famoso fra i suoi allievi: Keplero. Anno 1601. Brahe
ha 55 anni, ed è ospite a un banchetto reale. Gli scappa di fare la
pipì, ma alzarsi da tavola prima che si alzi il re è maleducazione.
Lui rispetta l’etichetta, stringe i denti, resiste. Finché gli
scoppia la vescica. Seguono 11 giorni di agonia e dolori atroci.
Durante i quali detta il suo epitaffio: “Visse come un saggio, morì
come uno stupido“. Poi la fine.
Guarda i video con la vita e le scoperte del grande astronomo.
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