domenica 22 marzo 2020

410 - L'UOMO CHE HA VENDUTO LA TORRE EIFFEL




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. Il protagonista è Victor Lustig, anche se questo non è che uno dei tanti pseudonimi con i quali si è fatto conoscere. La sua vera identità è un mistero. Nato in Boemia nel 1890, racconta di essere figlio di un borgomastro, ma da alcuni scritti pare che i genitori fossero contadini poverissimi e che fin da bambino sia stato costretto ad arrangiarsi per sopravvivere. E Lustig si arrangia benino: per 20 anni sarà un protagonista del jet-set internazionale, elegante e ricercato. Soprattutto dalla polizia, che lo conosce come il più grande fra gli artisti della truffa.

Pronto di spirito, intelligente, apparentemente colto, parla in maniera fluente inglese, francese, tedesco, italiano e ceco. A 19 anni è a Parigi, si iscrive all’università ma si afferma come eccezionale giocatore di carte, di cui conosce ogni trucco, e di biliardo. Una rissa per motivi di donne gli procura una vistosa cicatrice allo zigomo. Negli anni prima della grande guerra gira tutta l’Europa, e mette a segno le prime truffe. Si specializza poi nel raggirare i passeggeri dei grandi transatlantici che fanno la spola fra Europa e Africa, presentandosi con accento esotico come conte Victor Lustig. Nel 1920 sbarca in America e mette a segno un’ingegnosa truffa ai danni di una banca in Missouri. Arrestato, evade e torna in Europa. Nel 1925 è a Parigi.

Corre voce che il governo voglia far demolire la Torre Eiffel, che è in cattive condizioni. Lustig prende alloggio al prestigioso Hotel de Crillon, si spaccia per ministro e convoca in gran segreto i 5 più grossi commercianti di rottami di ferro del Paese. Fra questi sceglie la sua vittima, e gli assegna l’appalto, chiedendogli anche una mazzetta. Incassa l’equivalente di un milione di euro odierni, e scappa a Vienna. Il povero acquirente scopre la truffa solo quando si presenta al ministero per reclamare la “sua” Torre. Poi, per non restare implicato in un affare già poco pulito, neanche denuncia la truffa. Che Lustig ripete pochi mesi dopo. Anche la nuova vendita si realizza, ma all’ultimo momento qualcosa va storto.

Per sfuggire all’arresto il truffatore torna in America dove con diversi pseudonimi mette a segno vari colpi. Fra le vittime del boemo, anche il famigerato Al Capone. La truffa più clamorosa è quello della Rumanian Box, un macchinario che consentirebbe di duplicare banconote da mille dollari producendo denaro autentico. L’Fbi però gli dà una caccia sempre più serrata, e nel 1935 dopo varie rocambolesche fughe lo cattura a New York. Dopo una nuova evasione, ripreso e condannato a 20 anni di carcere, viene spedito ad Alcatraz. Morirà per una polmonite nel 1947. Sul suo certificato di morte, non si sa se per errore o per una forma di ironico rispetto, sotto la voce "professione" c’è scritto "venditore".

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