domenica 22 marzo 2020

411 - LA BAMBOLA




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. Una storia di amore oltre la morte che sembra uscita dalla penna di Edgar Allan Poe. Facciamo un salto indietro nel tempo di 200 anni. A Imola, si celebrano le nozze fra Giorgio Barbato Tozzoni e Orsola Bandini. Lui ha 38 anni, è un ex ufficiale dell’esercito napoleonico: di famiglia blasonata, ha appeso la spada al chiodo e ha deciso di prendere moglie. La ricerca è stata breve: con Orsola, aristocratica faentina non ancora ventenne, è amore a prima vista.

Il destino regala alla coppia, che va a vivere nell’ala est di Palazzo Tozzoni, qualche mese di felicità, fra feste, viaggi e un elevato tenore di vita, oggi si direbbe da jet set. Poi inizia il suo gioco cattivo. Orsola resta incinta, con grande gioia di tutti. Ma nel febbraio del 1820, pochi mesi dopo le nozze, il marito la convince a partecipare alla gran festa di fine Carnevale: confusione, rumore, folla ubriaca, danze sfrenate. La donna ha un malore. Perde il bambino. I rapporti fra i due cambiano. Lui è disperato, e ancora più innamorato. Lei cade in depressione, e non riesce a perdonarlo.

Unica soluzione: fare un altro figlio. Lentamente Giorgio riesce a convincerla. Nasce Alessandro, bello e sano. E torna la serenità. Che dura poco. Due anni dopo marito e moglie sono a Livorno per i bagni, il bambino è rimasto a Imola con la nonna materna e una balia. Un messaggio li avvisa che il bambino sta male: rientrano precipitosamente, ma nel giro di pochi giorni anche Sandrino muore. In paese si sussurra che sia stato avvelenato (dalla balia?), che sulla famiglia pesi il malocchio. A commemorare Alessandro resta solo una statua di marmo. Orsola è devastata. Si chiude in un livoroso silenzio. Non si riprenderà più. Il marito fa di tutto per risollevarla, si dedica solo a lei, ma stavolta non basta. Consumata dal suo male oscuro, la donna muore nel 1837.

E stavolta è lui che non se ne fa una ragione. Il suo rimedio contro il dolore è terribile: commissiona ai migliori artisti la costruzione di una bambola a grandezza naturale. Ha le fattezze della moglie, veste i suoi abiti, il volto di gesso è sempre ben truccato, i capelli sono quelli veri, tagliati prima della sepoltura (la foto è di Sailko condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikimedia). Giorgio vive per anni con la bambola, la porta a tavola con sé, dorme vicino a lei, ci dialoga e le confida i suoi pensieri. Un’abitudine che manterrà per tutta la vita, anche quando si risposerà e avrà un figlio.

Dopo la morte del conte, la bambola di Orsola resta chiusa in un armadio per 150 anni. Ritrovata e accuratamente restaurata, oggi è esposta a Palazzo Tozzoni, nel centro storico di Imola. E nella sala dell’archivio di famiglia, a pochi metri dalla statua del piccolo Alessandro, continua a raccontare ai visitatori la sua storia d’amore triste e sfortunata.






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