Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. Una storia di amore oltre la morte che sembra
uscita dalla penna di Edgar Allan Poe. Facciamo un salto indietro nel
tempo di 200 anni. A Imola, si celebrano le nozze fra Giorgio Barbato
Tozzoni e Orsola Bandini. Lui ha 38 anni, è un ex ufficiale
dell’esercito napoleonico: di famiglia blasonata, ha appeso la
spada al chiodo e ha deciso di prendere moglie. La ricerca è stata
breve: con Orsola, aristocratica faentina non ancora ventenne, è
amore a prima vista.
Il
destino regala alla coppia, che va a vivere nell’ala est di Palazzo
Tozzoni, qualche mese di felicità, fra feste, viaggi e un elevato
tenore di vita, oggi si direbbe da jet set. Poi inizia il suo gioco
cattivo. Orsola resta incinta, con grande gioia di tutti. Ma nel
febbraio del 1820, pochi mesi dopo le nozze, il marito la convince a
partecipare alla gran festa di fine Carnevale: confusione, rumore,
folla ubriaca, danze sfrenate. La donna ha un malore. Perde il
bambino. I rapporti fra i due cambiano. Lui è disperato, e ancora
più innamorato. Lei cade in depressione, e non riesce a perdonarlo.
Unica
soluzione: fare un altro figlio. Lentamente Giorgio riesce a
convincerla. Nasce Alessandro, bello e sano. E torna la serenità.
Che dura poco. Due anni dopo marito e moglie sono a Livorno per i
bagni, il bambino è rimasto a Imola con la nonna materna e una
balia. Un messaggio li avvisa che il bambino sta male: rientrano
precipitosamente, ma nel giro di pochi giorni anche Sandrino muore.
In paese si sussurra che sia stato avvelenato (dalla balia?), che
sulla famiglia pesi il malocchio. A commemorare Alessandro resta solo
una statua di marmo. Orsola è devastata. Si chiude in un livoroso
silenzio. Non si riprenderà più. Il marito fa di tutto per
risollevarla, si dedica solo a lei, ma stavolta non basta. Consumata
dal suo male oscuro, la donna muore nel 1837.
E
stavolta è lui che non se ne fa una ragione. Il suo rimedio contro
il dolore è terribile: commissiona ai migliori artisti la
costruzione di una bambola a grandezza naturale. Ha le fattezze della
moglie, veste i suoi abiti, il volto di gesso è sempre ben truccato,
i capelli sono quelli veri, tagliati prima della sepoltura (la foto
è di Sailko condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikimedia).
Giorgio vive per anni con la bambola, la porta a tavola con sé,
dorme vicino a lei, ci dialoga e le confida i suoi pensieri.
Un’abitudine che manterrà per tutta la vita, anche quando si
risposerà e avrà un figlio.
Dopo
la morte del conte, la bambola di Orsola resta chiusa in un armadio
per 150 anni. Ritrovata e accuratamente restaurata, oggi è esposta a
Palazzo Tozzoni, nel centro storico di Imola. E nella sala
dell’archivio di famiglia, a pochi metri dalla statua del piccolo
Alessandro, continua a raccontare ai visitatori la sua storia d’amore
triste e sfortunata.
Quando la realtà supera la fantasia!
RispondiEliminaMolto inquietante
RispondiEliminaPovera seconda moglie
Storia avvincente ma anche inquietante! Povera seconda moglie!
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