Sembra impossibile ma…
Nell’autunno
del 1932 l’esercito australiano ha condotto un’incredibile guerra
contro gli emù. Le cose sono andate così. Nei
primi anni Trenta la grande depressione colpisce anche le aree rurali
dell’Australia occidentale, coltivate da reduci di guerra che hanno
bonificato la regione e portato l’acqua. L’habitat migliorato ha
attratto però anche gli emù: sono almeno ventimila, distruggono le
recinzioni e danneggiano i raccolti. I coloni chiedono aiuto al
governo, e l’uso di mitragliatrici per sterminare i grossi uccelli.
Il ministro Pearce accetta, con la condizione che le armi devono
essere usate solo da militari. Così decide l’invio dell’esercito
e affida il comando delle operazioni al maggiore G.P.W Meredith
della Royal Australian Artillery.
Il
2 novembre si aprono le ostilità. I soldati avvistano 50 emù e
tendono un’imboscata, ma questi si sparpagliano e fuggono veloci
zigzagando: non è facile colpirli. La cosa si ripete nei giorni
successivi, ma gli emù si rivelano astuti, veloci e anche molto
resistenti ai colpi delle armi da fuoco. Meredith decide di montare
le mitragliatrici sulle jeep per inseguirli: mossa inefficace,
impossibile colpire gli emù durante l’inseguimento sul terreno
sconnesso. Poi sorprende 1000 uccelli vicino a una diga, ma le armi
si inceppano: ne uccide solo 12, gli altri spariscono. L’8 il
ministro, anche per le critiche ricevute, decide di ritirare le
truppe. Sul terreno restano con certezza poco più di 50 emù, mentre
in un rapporto ufficiale Meredith dichiara che i suoi uomini non
hanno subito perdite.
Il
maggiore tesse anche le lodi del nemico: «Affrontano le pallottole
con la robustezza di un carro armato. Se avessimo una divisione con
la resistenza ai proiettili di questi uccelli, potremmo confrontarci
con ogni esercito del mondo». Col ritiro delle truppe gli attacchi
alle coltivazioni da parte degli uccelli riprendono con maggior
vigore. Il ministro decide per una seconda campagna militare, e
ordina l’eliminazione totale della popolazione degli emù: il 13
novembre le forze armate entrano in azione in massa: nei primi tre
giorni con qualche risultato, poi ricominciano insuccessi e brutte
figure.
Il 10 dicembre viene deciso il definitivo ritiro delle truppe. Il conflitto si conclude con l’implicita ammissione della sconfitta da parte del governo australiano. Ogni richiesta di intervento da parte dei coloni, anche negli anni successivi, otterrà un secco rifiuto. «I sogni dei mitraglieri di sparare raffiche su fitte masse di emù - fu il commento dell’ornitologo Dominic Serventy – si sono dissolti di fronte all’uso di tecniche di guerriglia da parte del comando emù. L’esercito umiliato è costretto a ritirarsi dal campo di battaglia».
Guarda i video con filmati d'epoca e un breve documentario sulla guerra degli emù.
Il 10 dicembre viene deciso il definitivo ritiro delle truppe. Il conflitto si conclude con l’implicita ammissione della sconfitta da parte del governo australiano. Ogni richiesta di intervento da parte dei coloni, anche negli anni successivi, otterrà un secco rifiuto. «I sogni dei mitraglieri di sparare raffiche su fitte masse di emù - fu il commento dell’ornitologo Dominic Serventy – si sono dissolti di fronte all’uso di tecniche di guerriglia da parte del comando emù. L’esercito umiliato è costretto a ritirarsi dal campo di battaglia».
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