Sembra
impossibile ma…
C’è
un arcipelago nel sud Pacifico dove i nativi iniziano a fare sesso
fin dalla più tenera età, autorizzati e incoraggiati dalle
famiglie, e non smettono finché hanno fiato in gola. Benvenuti alle
isole Trobriand, al largo della Nuova Guinea. I moralisti sono
pregati di scendere, perché qui di usanze strane ai nostri occhi ne
hanno diverse, ma in fatto di abitudini sessuali non hanno rivali nel
mondo.
Fra
le tradizioni strane (non a caso sono state studiate dai più grandi
antropologi), la società matriarcale, le foglie di banano usate come
valuta, un sistema di scambi commerciali studiato come un modello nei
corsi universitari di economia, l’usanza di regolare ogni conflitto
con maratone di cricket che si concludono con grandi feste danzanti.
Ma questo è niente rispetto alle usanze sessuali. Che resistono al
progresso e ai contatti con culture e religioni diverse.
Ringrazio
l’amico Gabriele Baldocci per avermi segnalato la storia, e vi
porto nelle isole del libero amore. Dove la nudità è normale, ed è
considerato naturale per i bambini seguire gli atti sessuali dei
familiari, in modo che per gioco e per imitazione ne imparino i
contenuti. A soddisfare le residue curiosità saranno gli anziani, ma
rapporti sessuali fra bambini e anziani sono disapprovati. Il primo
rapporto completo si verifica per le femmine fra i 7 e i 12 anni, per
i maschi fra i 10 e i 13. La verginità non ha alcun valore e gli
adolescenti sono incoraggiati ad avere diversi partner. Ogni
villaggio ha una capanna speciale per quelli che vogliono fare
l'amore. L’approccio è diretto, il corteggiamento contempla due
frasi: magigu yokwa (ti voglio) e tamasisi? (facciamo l’amore?). Se
una ragazza rimane incinta, la sua famiglia tiene il bambino. Del
resto la paternità è un concetto sconosciuto.
Il
matrimonio invece c’è, ma gli isolani cambiano spesso i coniugi, e
sia gli uomini che le donne possono avere quanti amanti vogliono.
Anzi, c’è un’altra capanna, chiamata bukumatula, per gli
incontri extraconiugali. Una terza è quella per i single: ci vivono
scapoli e zitelle in un “matrimonio di gruppo”. Per sposarsi
basta fare colazione insieme in pubblico sulla veranda della capanna.
Già, perché un tabù c’è: non si può spartire il cibo con amici
occasionali. Insomma, la mamma ti dice “Vai con chi vuoi, 5, 10, o
50 amanti, e divertiti, ma mi raccomando, non ti far vedere che mangi
con lui…”. Se chiedi a un anziano, non importa di quale sesso,
quanti amanti ha avuto, sorride: “E chi lo sa? Centinaia”. Fra
l’altro rispetto al livello di attività sessuale, la natalità qui
è bassa. Il motivo? Pare sia lo Yam, un tubero che è il principale
alimento dell’isola, che ha forti proprietà contraccettive. Non a
caso profilattici e pillola da queste parti non sanno neanche cosa
sono.
Un’ultima
informazione, se qualcuno ci avesse fatto un pensierino: i costumi
dei nativi non si estendono agli stranieri. I bianchi in particolare,
sono ultimi in classifica nei loro criteri estetici, ci vedono brutti
e trasandati. E con noi l’amore no, non lo farebbero mai.
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