Sembra
impossibile ma…
Esposta
in un museo fiorentino c’è un’urna di vetro che contiene un dito
medio alzato: con ogni probabilità un oltraggio neanche troppo
velato ai detentori del potere. Siamo a Firenze, al museo Galileo di
Storia della scienza. Il dito è quello della mano destra del grande
astronomo. E’ lì dal 1927, dopo due secoli in bella mostra fra
Biblioteca Laurenziana e Museo della Fisica.
Era
stato prelevato e messo sotto vetro nel 1737, quando la salma dello
scienziato fu traslata in Santa Croce su iniziativa di Vincenzo
Viviani, il suo ultimo discepolo. Celebra Galileo “eroe e martire
della scienza”, processato dalla Chiesa per eresia. Sarà
riabilitato solo nel 1992. «È questi il dito, onde la mano illustre
- del Ciel scorse segnando i spazi immensi - e nuovi astri additò»
si legge sulla base in marmo della teca. Già, ma che senso ha usare
il medio per “additare gli astri”? Di solito si usa l’indice.
Cos’è allora quel medio alzato da quasi tre secoli, se non uno
sberleffo all’oscurantismo?
Dice:
ma il medio alzato non è un’offesa tutta americana entrata in uso
solo negli anni ottanta grazie ai film di Hollywood? Macchè, niente
di più falso. Diciamo che in Italia era stato soppiantato dal più
colorito gesto dell’ombrello. In realtà è un insulto
antichissimo: Giulio Polluce, vissuto ai tempi di Commodo, scrive che
gli Attici lo chiamavano Katapygon, che significa anche “persona
perversa”; e del medio alzato per offendere parlano Diogene Laerzio
e Giovenale, mentre Isidoro di Siviglia nomina il terzo dito
“impudicus” e
Persio “digitus infamis”. Insomma, l’origine è greco-romana.
Curiosa
la genesi della “variante” dei Paesi anglosassoni, dove oltre al
medio alzano l’indice col dorso della mano rivolto all'offeso:
Guerra dei 100 anni fra francesi e inglesi. L’arma più temuta di
questi ultimi sono gli arcieri. Che per scoccare le loro frecce usano
indice e medio. Ogni volta che i francesi catturano un arciere, gli
amputano le due dita. Così prima della battaglia gli arcieri inglesi
scherniscono i nemici mostrando loro le due dita che sì, sono al
loro posto, pronte a fare il loro letale lavoro. Poi 5 secoli dopo
arriva Winston Churchill, allarga un po’ le dita, gira il palmo
verso l’esterno, ed ecco la V di Victory: potenza del linguaggio
dei gesti.
Guarda i video: il primo racconta la storia del dito medio alzato, nel secondo Caparezza canta la sua "Il dito medio di Galileo".
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