mercoledì 6 maggio 2020

480 - L'ULTIMA DEGLI YAMANA





Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. A Villa Ukika, un paesino vicino a Puerto Williams sull'isla Navarino, nella Terra del Fuoco cilena, c'è una casetta bianca dove vive Cristina Calderon. Cristina ha 93 anni, e tutti la chiamano l’abuela (la nonna), la potete trovare che vende piccoli oggetti di artigianato che realizza lei stessa, depositaria di un'arte antica che quando lei sarà morta non esisterà più, come i 6.000 anni di storia che si porta nella mente e nel sangue. Perché Cristina è l'ultima degli Yàmana, dopo la morte della sorella Ursula nel 2005: l'ultima discendente purosangue della tribù più antica della Terra del Fuoco. L'abuela ha 10 figli e 19 nipoti, e con una di queste, Cristina Zàrraga, sta scrivendo un dizionario con le parole del suo popolo, parole che dopo di lei nessuno parlerà più.

Gli Yámana (il nome significa "gente") sono detti anche Yaghan. L'origine è incerta, si sa che occuparono i canali della Terra del Fuoco 6.000 anni fa, insediandosi in fitte foreste di faggi australi, ma sempre vicinissimi alla costa. Audaci scalatori e buoni marinai, si nutrivano perlopiù di pesci e molluschi. Per loro le cose si misero male alla fine del XVIII secolo quando europei e nordamericani iniziarono a cacciare mammiferi marini e otarie, tanto da causarne in breve quasi l'estinzione, con conseguenze disastrose per gli Yámana. Anche le specie animali estranee introdotte dai coloni, come conigli e castori, alterarono l'ecosistema e fecero gravi danni.

Charles Darwin incontrò gli Yamana col suo Beagle nel 1832, e li descrisse come esseri inferiori, selvaggi, sudici, con un linguaggio non articolato, senza abiti né vere case: “Credo che se si frugasse tutto il mondo – scrisse - non si troverebbe un più basso grado di umanità”. Parole smentite dall'esperimento antropologico fatto dal capitano della nave, che portò 3 giovani Yàmana in Inghilterra, dove mostrarono sorprendenti capacità di adattamento e di apprendimento prima di esser riportati due anni dopo nelle loro terre di origine e riprendere la loro esistenza precedente.

I primi missionari non furono bene accolti, tanto da decidere di tornare a casa; rimase solo uno di loro, giovanissimo: Thomas Bridges. Fu lui a raccogliere le parole della lingua yàmana: il vocabolario da lui curato conta ben 32.000 voci. Uno dei suoi 6 figli, Lucas Bridges, ha scritto poi il più importante trattato su questo popolo, "Ultimo confine del mondo". Intanto la popolazione calava:
all'arrivo di Darwin gli Yàmana erano 3.000, poi le epidemie li sterminarono. Nel 1884 erano 1.000, ma in quell'anno calarono a 400, per un'epidemia di morbillo. Nel 1908 erano rimasti 170, scesi a 43 nel 1932. Oggi resta solo Cristina Calderón, l'ultima Yàmana.

Un'ultima nota per sottolineare la ricchezza della lingua Yàmana: la parola “Mamihlapinatapai” compare sul Guinness dei primati. E' considerata la più difficile da tradurre sinteticamente. Significa “uno sguardo tra due persone che desiderano che l’altro inizi qualcosa che entrambi vogliono, ma che nessuno dei due ha il coraggio di iniziare”. Nel link, un bell''articolo del Fatto Quotidiano che racconta l'incontro dell'autore Cristiano Denanni con Cristina Calderon.


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