Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. Sembra un film, ma difficilmente troverete il
protagonista sui nostri libri di storia. E se lo trovate, i giudizi
non saranno positivi. Del resto, ai suoi tempi (ma anche oggi) gli
stessi che da una parte sono visti come pirati, dall’altra sono
grandi condottieri. E viceversa. E’ la storia del corsaro Uccialì (o Occhialì).
Giovanni
Dionigi Galeni nasce a Le Castella in Calabria (oggi è provincia di
Crotone) nel 1519. La bella rocca normanna che ancora sorge su un
isolotto è nuova di zecca, appena costruita per difendersi dalle
frequenti incursioni dei pirati ottomani. Giovanni vuol diventare
monaco e sta per entrare in convento quando Khayr al-Dīn, potente
Bey di Algeri, noto (e temutissimo) fra i cristiani come pirata
Barbarossa, sbarca sulle coste calabresi e lo cattura. Ha solo 17
anni quando finisce al remo di una nave ottomana; passano i mesi, la
vita è durissima e per di più un marinaio napoletano che l’ha
preso di mira fa di tutto per rendergliela impossibile. Esasperato,
lo uccide. Il che vuol dire morte certa anche per lui, secondo la
legge islamica. A meno che non si converta. Così diventa musulmano.
E il mondo per lui cambia.
Sposa
la figlia di Jaʿfar Pascià, un altro calabrese convertito, e torna
a imbarcarsi. Eccellente combattente, si rivela un maestro nella
guerra sul mare. Passa di successo in successo, e diventa prima
comandante di nave, poi governatore di Tripoli e di Algeri. Il suo
nome inizia a essere famoso: per gli ottomani è Uluc Alì (Alì il
rinnegato), e dalle nostre parti diventa il corsaro Uccialì. Dal
1550 al 1575 le sue imprese non si contano: cattura galere con i più
nobili ammiragli cristiani, partecipa alla battaglia di Gerba e ai
più importanti scontri navali (lo stesso Cervantes lo cita nel Don
Chisciotte), le sue incursioni sulle coste del regno di Napoli non si
contano, nominato ammiraglio, l’unico a salvarsi e a salvare una
trentina di navi nella battaglia di Lepanto.
Dopo
nuove vittorie il sultano Selim II lo nomina comandante in capo della
flotta e lo ribattezza Kilic Alì (Alì la Spada). In questi anni non
dimentica la sua terra d’origine: tenta più volte con l’aiuto di
cospiratori calabresi di annettere la Calabria ai domini turchi. A
Istanbul poi fa costruire un villaggio per i suoi servitori ed ex
marinai, e lo chiama Nuova Calabria. E’ qui che muore, ricchissimo
e amato da tutti, nel 1587. Oggi vicino alla sua tomba, dove sorgeva
il villaggio. restano una moschea, un hammam e una scuola coranica,
tutte col suo nome. Anche Le Castella lo ricorda con un busto e la
piazza Uccialì.
Guarda il video con la performance dell'Università Popolare Mediterranea dedicata alla storia di Uccialì e visita la moschea di Istanbul dedicata a Kilic Alì.
Guarda il video con la performance dell'Università Popolare Mediterranea dedicata alla storia di Uccialì e visita la moschea di Istanbul dedicata a Kilic Alì.
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