lunedì 11 maggio 2020

497 - IL CORSARO CALABRESE




Sembra impossibile ma…
Questa è una storia vera. Sembra un film, ma difficilmente troverete il protagonista sui nostri libri di storia. E se lo trovate, i giudizi non saranno positivi. Del resto, ai suoi tempi (ma anche oggi) gli stessi che da una parte sono visti come pirati, dall’altra sono grandi condottieri. E viceversa. E’ la storia del corsaro Uccialì (o Occhialì).

Giovanni Dionigi Galeni nasce a Le Castella in Calabria (oggi è provincia di Crotone) nel 1519. La bella rocca normanna che ancora sorge su un isolotto è nuova di zecca, appena costruita per difendersi dalle frequenti incursioni dei pirati ottomani. Giovanni vuol diventare monaco e sta per entrare in convento quando Khayr al-Dīn, potente Bey di Algeri, noto (e temutissimo) fra i cristiani come pirata Barbarossa, sbarca sulle coste calabresi e lo cattura. Ha solo 17 anni quando finisce al remo di una nave ottomana; passano i mesi, la vita è durissima e per di più un marinaio napoletano che l’ha preso di mira fa di tutto per rendergliela impossibile. Esasperato, lo uccide. Il che vuol dire morte certa anche per lui, secondo la legge islamica. A meno che non si converta. Così diventa musulmano. E il mondo per lui cambia.

Sposa la figlia di Jaʿfar Pascià, un altro calabrese convertito, e torna a imbarcarsi. Eccellente combattente, si rivela un maestro nella guerra sul mare. Passa di successo in successo, e diventa prima comandante di nave, poi governatore di Tripoli e di Algeri. Il suo nome inizia a essere famoso: per gli ottomani è Uluc Alì (Alì il rinnegato), e dalle nostre parti diventa il corsaro Uccialì. Dal 1550 al 1575 le sue imprese non si contano: cattura galere con i più nobili ammiragli cristiani, partecipa alla battaglia di Gerba e ai più importanti scontri navali (lo stesso Cervantes lo cita nel Don Chisciotte), le sue incursioni sulle coste del regno di Napoli non si contano, nominato ammiraglio, l’unico a salvarsi e a salvare una trentina di navi nella battaglia di Lepanto.

Dopo nuove vittorie il sultano Selim II lo nomina comandante in capo della flotta e lo ribattezza Kilic Alì (Alì la Spada). In questi anni non dimentica la sua terra d’origine: tenta più volte con l’aiuto di cospiratori calabresi di annettere la Calabria ai domini turchi. A Istanbul poi fa costruire un villaggio per i suoi servitori ed ex marinai, e lo chiama Nuova Calabria. E’ qui che muore, ricchissimo e amato da tutti, nel 1587. Oggi vicino alla sua tomba, dove sorgeva il villaggio. restano una moschea, un hammam e una scuola coranica, tutte col suo nome. Anche Le Castella lo ricorda con un busto e la piazza Uccialì.
Guarda il video con la performance dell'Università Popolare Mediterranea dedicata alla storia di Uccialì e visita la moschea di Istanbul dedicata a Kilic Alì.





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