Sembra
impossibile ma…
A
Los Angeles fino a poco più di un secolo fa non c’era una sola
palma. Perché in così poco tempo ne sono state piantate così tante
da diventare il simbolo della città?
Se
con la macchina del tempo sbarchi nella Los Angeles del 1880, quello
che trovi è una modesta cittadina di 8.000 abitanti in un’area
desertica non lontano dal mare: altro che palmizi, qui non ci sono
proprio alberi. Proprio in questi giorni però arriva la ferrovia, e
con il treno, avventurieri e speculatori che intuiscono le
potenzialità di questo territorio, lottizzano grandi aree di
terreno, le mettono in vendita, e, per convincere possibili clienti a
spostarsi sulla west coast vendono biglietti per il viaggio dal
Midwest a un solo dollaro. Il sole c’è, i soldi cominciano ad
arrivare, manca il verde.
Ma
perché scegliere le palme, che non danno ombra, frutta o legno, e
non combattono l'erosione? A parte poche specie autoctone, a
importarle erano stati i missionari che, per festeggiare l’omonima
Domenica, erano soliti piantarle intorno alle missioni. Ma in
California arrivarono grazie… alla Costa Azzurra. Anche qui fino ai
primi dell’800 erano rarissime. Furono viaggiatori e scrittori
reduci dal Medio Oriente a lanciare la moda. Il clima ideale della
Riviera ne favorì la crescita, e in breve divennero simbolo di
ricchezza, lusso e vacanze. Per i turisti, specie britannici, era un
vero brand. Che gli imprenditori californiani pensarono bene di
cavalcare.
Le
palme poi sono comode da trapiantare, hanno una radice sferica
piccola e facile da scavare e trasportare, e per crescere richiedono
solo acqua e sole. Inoltre Los Angeles fa ciò che nessuna città ha
mai pensato di fare: colloca le palme lungo ogni strada,
sistematicamente, dappertutto, dai grandi boulevard alle viuzze
residenziali, dai parchi alle spiagge. E le piante prosperano,
crescono anche nelle fessure dell’asfalto, più alte che in ogni
altro luogo al mondo. Poi è arrivato il cinema, e le ha portate
nelle nostra case: ogni film, ogni spettacolo, ogni red carpet ha i
suoi palmizi. Si contano a centinaia di migliaia. E se lo scopo era
creare un'immagine per la città nascente e convincere la gente a
venire a Los Angeles, beh, missione compiuta: oggi gli “Angelenos”,
se si considera l’area metropolitana, sono più di 10 milioni.
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