giovedì 14 maggio 2020

504 - CUORI DI TENEBRA




Sembra impossibile ma…
L’allucinante tragedia della follia raccontata in “M – Il mostro di Dusseldorf”, capolavoro del cinema girato nel 1931 da Fritz Lang, è basata non su una ma su due storie vere, ancora più sconvolgenti. Peter Lorre (nella parte bassa della foto) interpreta il mostro, personaggio che si ispira agli efferati crimini di Fritz Haarmann , il “macellaio di Hannover” e di Peter Kurten, il “vampiro di Dusseldorf” (nella parte alta della foto). Nel film una città tedesca è sconvolta da un maniaco che ha adescato e ucciso 8 bambine. Nella realtà…

Fritz Haarmann nasce ad Hannover nel 1879. Dal 1919 al 1924, uccide con certezza almeno 24 minorenni, vagabondi o prostituti: li adesca nell’atrio della stazione, li porta nel proprio appartamento, li violenta e li uccide mordendoli alla gola. I ragazzini lo seguono perché lui li minaccia di portarli in questura; il killer infatti è un regolare informatore della polizia che chiude tutti e due gli occhi sulle sue tresche di pedofilo. Quando però lo trovano mentre scarica le ossa nel fiume Leine, sono costretti ad arrestarlo. Lui confessa e racconta con fredda crudeltà ogni dettaglio dei delitti. Il processo diventa un evento mediatico, ne parla tutta la Germania. Si sparge anche la voce che l’assassino vendesse la carne delle sue vittime al mercato nero spacciandola per maiale. Condannato a 24 pene di morte, Haarmann sarà decapitato il 15 aprile 1925.

Peter Kürten nasce a Mülheim nel 1883. Uccide con forbici o coltelli almeno 30 fra uomini, donne e bambini. La prima vittima è un ragazzino: Kürten finge di annegare, l’altro cerca di salvarlo e lui lo affoga. Ha 9 anni. La sua infanzia è un inferno. L’unico amico è un accalappiacani che gli insegna a torturare e ad avere rapporti sessuali con gli animali. In età adulta uccide le sue vittime di ogni età dopo averle stuprate, gli taglia la gola e ne beve il sangue. Fra il 1929 e il 1930 gli omicidi sono più di 30. Quando si accorge che la polizia è sulle sue tracce, organizza egli stesso la cattura: si fa denunciare dalla moglie (già, è anche sposato) per farle incassare i soldi della taglia. I giudici lo condannano alla decapitazione. La sentenza viene eseguita il 2 luglio 1931. L’ultima domanda la rivolge al boia: «Una volta tagliata la testa, sarò ancora in grado di sentire il suono del mio sangue uscire dal ceppo del collo? Sarebbe il piacere di tutti i piaceri». Un’ultima nota: se il racconto vi è sembrato un po’ splatter, una breve ricerca sul web vi confermerà che vi ho risparmiato almeno il 90% di abominevoli dettagli e terribili misfatti fra quelli compiuti dai due mostri che ispirarono Fritz Lang.
 
 

 
 

 

Nessun commento:

Posta un commento

760 - DIETRO IL PADRINO

    Un'offerta che non si può rifiutare. A trovarsela davanti è stato Francis Ford Coppola al momento di iniziare a girare I...