lunedì 18 maggio 2020

508 - BALLA COI GENI




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Tristissima ma vera. Ringrazio Francesco Bruni per la segnalazione.

La protagonista si chiama Lucia, e nasce a Trieste nel 1907. Dimostra fin da piccola talento artistico, è brava a scrivere, a disegnare e soprattutto a ballare; così studia danza prima al Dalcroze Institute di Parigi, dove nel frattempo si è trasferita con la famiglia, poi vicino a Salisburgo con uno dei coreografi più in vista dell'epoca, Raymond Duncan, fratello di Isadora, una sorta di guru del balletto con tanto di sandali, tunica e capelli fluenti. Tutti i suoi insegnanti concordano sul fatto che la ragazza è destinata a un grande futuro sul palcoscenico. A fine anni Venti è protagonista di uno dei più importanti Festival internazionali di danza al Bal Bullier di Parigi; le assegnano il secondo premio, ma tutto il pubblico la acclama e fischia la vincitrice. La foto sopra ferma quell'importante momento, nel quale Lucia si esibisce sotto gli occhi di due persone fondamentali nella sua vita: il padre e l'uomo di cui è innamorata. Nei mesi successivi va in scena in Francia, Austria e Germania in un gruppo di 6 ballerine, sempre con grande successo.

Poi nel 1929 la sua vita cambia. A 22 anni all'improvviso decide di lasciare la danza, dice di "non essere fisicamente abbastanza forte per essere una ballerina di qualsiasi tipo", rifiuta l'offerta di un'importante compagnia e annuncia che diventerà un'insegnante. Dietro la difficile scelta però sembra esserci il padre, con cui ha da sempre un rapporto intenso, un legame fortissimo. “È la persona più intelligente che conosca” dice di lei; ma è lui che teme che il durissimo allenamento che le richiede il balletto le causi uno stress eccessivo; e che sia la causa del rapporto conflittuale che ha con la madre Nora, da sempre contraria allo studio del ballo e anche gelosa della complicità che lega padre e figlia. In effetti Lucia ha già dato qualche segno di squilibrio e la sua salute mentale inizia a destare preoccupazione. Le cose peggiorano poi a causa di una delusione d'amore: la ragazza infatti è innamorata di Samuel, un giovane assistente del padre che frequenta la sua casa da qualche tempo. Per un breve periodo i due diventano amanti, ma lui ha già un'altra donna; e poi si rende conto del forte legame fra Lucia e il padre, e teme di perdere la sua stima e il posto di lavoro. Messo alle strette, per quanto anche lui attratto, la respinge con decisione.

La situazione precipita nel 1932, il giorno del compleanno del padre; dopo l'ennesima lite con la madre, Lucia le scaglia una sedia e per la prima volta viene fatta ricoverare. Nei 3 anni successivi sarà sottoposta a infiniti controlli e a terapie di ogni tipo, il padre spende una fortuna per conoscere i motivi del male oscuro della figlia, si rivolge anche a Carl Gustav Jung che la prende in cura ma non riesce a formulare una diagnosi certa. Quando rileva da alcune poesie “elementi schizoidi” il padre si oppone, “quei versi – dice – sono arte”. Alla fine Jung si arrende, un fallimento che lo porterà a distruggere le cartelle cliniche. Intanto le condizioni della ragazza peggiorano, e nel 1935, a 28 anni, viene internata in un sanatorio a Parigi. Il padre è l’unico che va a trovarla; quando muore nel 1941, nessuno la informa e lei legge la notizia su un giornale. In seguito viene trasferita nel manicomio di Northampton, dove i parenti non si faranno mai vedere. Nel 1982, a 75 anni, muore per un ictus.

Una storia triste quella di Lucia. Triste e poco nota, perché la famiglia ha distrutto tutti i documenti che la riguardano. E ancora più tragica se si pensa che lei si chiamava Lucia Joyce, il padre James Joyce e l'uomo di cui era innamorata Samuel Beckett. E che l'autore di “Aspettando Godot” per tutta la vita ha conservato nel portafogli una foto: quella di Lucia che danza al Bal Bullier di Parigi.

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