venerdì 22 maggio 2020

510 - L'ALTRA MEMORIA




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Nasce nel gruppo di “Sembra impossibile ma...” grazie alla dottoressa Elisabetta Ranghino, psicologa che nel gruppo tiene la rubrica “Storie di psicologia”.

Natalie ha tre anni quando la sua mamma decide di portarla da una psicoterapeuta: da qualche tempo la bimba non riesce a dormire bene, ogni notte ha lo stesso incubo, è terrorizzata, non è più la bambina serena e allegra che era. La dottoressa la invita a fare un disegno. “Questo è il mostro che viene a svegliarmi tutte le notti”. Nel disegno, un volto, o meglio una specie di maschera, con grandi occhi tondi e vuoti ed una grande bocca anch’essa tonda con una sorta di appendice allungata. La terapeuta la riconosce subito: è una maschera anti-gas, ma di quelle di tipo antiquato. Un oggetto di cui la piccola non può conoscere neanche l’esistenza: non guarda la televisione, non va ancora a scuola e nessuno in famiglia le ha mai parlato di niente del genere.

Facendo ricerche con la famiglia della bambina, la terapeuta scopre che un antenato della madre era morto in guerra, asfissiato dal gas nella battaglia di Ypres il 26 aprile 1915. Sarà una coincidenza, ma il 26 aprile è anche la data del compleanno di Natalie. E’ come se un filo invisibile, una connessione impalpabile legasse la piccola al suo antenato vittima di un destino così atroce. Per fortuna di Natalie, la sua non è una terapeuta qualunque, è Anne Ancelin Schutzenberger, madre della psicogenealogia o psicologia transgenerazionale.

Secondo questa scuola di pensiero le esperienze significative vissute dai nostri antenati si tramandano inconsciamente nella psiche delle generazioni successive. Questo vale soprattutto (ma non solo) per i traumi irrisolti, come catastrofi o morti premature. Quando un dolore non trova spazio per essere accolto, raccontato, elaborato e integrato nella psiche dell’individuo e della famiglia ricade sui discendenti e rischia di causare loro problemi, finché come un pacco postale con un messaggio importante non verrà aperto da qualcuno di loro. Fobie, incubi ricorrenti, sintomi psicosomatici, difficoltà di vario tipo nel quotidiano, situazioni in cui non sappiamo spiegarci il nostro stesso comportamento possono avere origine dalla trasmissione transgenerazionale di un trauma. Nel caso della bambina ad esempio, le paure trasmesse sarebbero ovviamente non quelle dell'antenato morto, ma quelle dei familiari sopravvissuti, colpiti da quella specifica tragedia quindi costretti ad immaginarla e in qualche modo “riviverla”.

Niente di paranormale o soprannaturale quindi: così come i geni che definiscono il nostro aspetto si tramandano dagli antenati ai discendenti, lo stesso accade con le esperienze significative che è ormai scientificamente provato influenzino l’espressione genica. Sono appunto i geni, qualcosa di “tangibile” e ben concreto, che trasmettono dati da una generazione all'altra; che fra i dati di questa “memoria” ci possano essere esperienze vissute dai nostri antenati non è un'idea accettata dall'intera comunità scientifica; ma la psicogenealogia è una frontiera affascinante ancora in gran parte da esplorare, che ormai nessuno nega come campo di ricerca, e che potrebbe in tempi brevi portare risultati oggi ritenuti ai confini della realtà.

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