Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Nasce nel gruppo di “Sembra impossibile ma...”
grazie alla dottoressa Elisabetta Ranghino, psicologa che nel gruppo
tiene la rubrica “Storie di psicologia”.
Natalie
ha tre anni quando la sua mamma decide di portarla da una
psicoterapeuta: da qualche tempo la bimba non riesce a dormire bene,
ogni notte ha lo stesso incubo, è terrorizzata, non è più la
bambina serena e allegra che era. La dottoressa la invita a fare un
disegno. “Questo è il mostro che viene a svegliarmi tutte le
notti”. Nel disegno, un volto, o meglio una specie di maschera, con
grandi occhi tondi e vuoti ed una grande bocca anch’essa tonda con
una sorta di appendice allungata. La terapeuta la riconosce subito: è
una maschera anti-gas, ma di quelle di tipo antiquato. Un oggetto di
cui la piccola non può conoscere neanche l’esistenza: non guarda
la televisione, non va ancora a scuola e nessuno in famiglia le ha
mai parlato di niente del genere.
Facendo
ricerche con la famiglia della bambina, la terapeuta scopre che un
antenato della madre era morto in guerra, asfissiato dal gas nella
battaglia di Ypres il 26 aprile 1915. Sarà una coincidenza, ma il 26
aprile è anche la data del compleanno di Natalie. E’ come se un
filo invisibile, una connessione impalpabile legasse la piccola al
suo antenato vittima di un destino così atroce. Per fortuna di
Natalie, la sua non è una terapeuta qualunque, è Anne Ancelin
Schutzenberger, madre della psicogenealogia o psicologia
transgenerazionale.
Secondo
questa scuola di pensiero le esperienze significative vissute dai
nostri antenati si tramandano inconsciamente nella psiche delle
generazioni successive. Questo vale soprattutto (ma non solo) per i
traumi irrisolti, come catastrofi o morti premature. Quando un dolore
non trova spazio per essere accolto, raccontato, elaborato e
integrato nella psiche dell’individuo e della famiglia ricade sui
discendenti e rischia di causare loro problemi, finché come un pacco
postale con un messaggio importante non verrà aperto da qualcuno di
loro. Fobie, incubi ricorrenti, sintomi psicosomatici, difficoltà di
vario tipo nel quotidiano, situazioni in cui non sappiamo spiegarci
il nostro stesso comportamento possono avere origine dalla
trasmissione transgenerazionale di un trauma. Nel caso della bambina
ad esempio, le paure trasmesse sarebbero ovviamente non quelle
dell'antenato morto, ma quelle dei familiari sopravvissuti, colpiti
da quella specifica tragedia quindi costretti ad immaginarla e in
qualche modo “riviverla”.
Niente
di paranormale o soprannaturale quindi: così come i geni che
definiscono il nostro aspetto si tramandano dagli antenati ai
discendenti, lo stesso accade con le esperienze significative che è
ormai scientificamente provato influenzino l’espressione genica.
Sono appunto i geni, qualcosa di “tangibile” e ben concreto, che
trasmettono dati da una generazione all'altra; che fra i dati di
questa “memoria” ci possano essere esperienze vissute dai nostri
antenati non è un'idea accettata dall'intera comunità scientifica;
ma la psicogenealogia è una frontiera affascinante ancora in gran
parte da esplorare, che ormai nessuno nega come campo di ricerca, e
che potrebbe in tempi brevi portare risultati oggi ritenuti ai
confini della realtà.
Nessun commento:
Posta un commento