venerdì 29 maggio 2020

511 - LE DUE VITE DI IDA PFEIFFER




Sembra impossibile ma...
La vita di Ida Pfeiffer fino a 45 anni è uguale a quella di tante mogli e madri di metà ottocento. Quindici anni dopo tutta l'Europa parla di lei e legge le sue imprese; ma è anche oggetto di aspre critiche e feroci scritti satirici che irridono la “scandalosa donna viaggiatrice”.

Ida Reyer (è il suo nome da nubile) nasce a Vienna nel 1797; il padre, un ricco commerciante, impartisce a lei e ai suoi 5 fratelli un'educazione rigorosa nel segno della sobrietà e del rigore fisico e morale; fino a 9 anni si veste come i fratelli, gioca e fa sport con loro, e legge libri di avventure e viaggi. Nel 1806 il padre muore, e la madre la obbliga alle consuete attività femminili; per non prendere lezioni di piano e di cucito lei si procura tagli e bruciature alle mani, e arriva ad ammalarsi per sfuggire al modello della ragazza di buona famiglia. Nel 1810 la madre la affida ad un istitutore, che la convince ad accettare il suo ruolo, anche perché lei se ne innamora. Nel 1814 lui la chiede in moglie, ma la madre non lo ritiene un partito adeguato, e lo caccia. In seguito Ida rifiuta diverse richieste di matrimonio, finché nel 1820 accetta di sposare un ricco vedovo di Leopoli, l'avvocato Mark Anton Pfeiffer più vecchio di lei di 24 anni. Le cose però non vanno bene, Pfeiffer ha un tracollo finanziario, torna a Leopoli e la lascia coi due figli nati dal matrimonio; lei li cresce in condizioni economiche disagiate. Pfeiffer muore nel 1838, i figli completati gli studi trovano una buona occupazione, e Ida può finalmente decidere della sua vita. A Trieste vede per la prima volta il mare, e questo le risveglia – scriverà in seguito – un'indomabile voglia di viaggiare.

Soldi ne ha pochi, ma è abituata ai sacrifici e alle privazioni. Così nel marzo del 1842, a 45 anni, racconta ai parenti che andrà a trovare un'amica lontana, e parte. Discende il Danubio fino al Mar Nero, poi Costantinopoli, Beirut, Damasco, Gerusalemme, il Cairo, prima di rientrare a Vienna nel dicembre 1842 attraversando tutta l'Italia. Pubblica in forma anonima un diario di viaggio (in pochi credono che l'abbia davvero scritto una donna) che ha grande successo, e i soldi guadagnati li investe tutti in un nuovo viaggio. Ma prima di partire studia scienze naturali, botanica e tassidermia, impara l'inglese e le basi della nascente fotografia coi dagherrotipi. Nell'aprile del 1845 dopo aver toccato Praga, Amburgo e Copenaghen si imbarca per l'Islanda, dove esplora ghiacciai, zone vulcaniche e grotte; rientra a Cristiania (Oslo) e da lì raggiunge da sola in carrozza Stoccolma, dove è ricevuta dalla regina di Svezia. Nell'ottobre del 1845 torna a Vienna e pubblica il secondo libro.

Segue l'impresa che ha sempre sognato: il giro del mondo. O meglio, due giri del mondo. Il primo, dal maggio 1846 al novembre 1848, la vede in mezzo a mille avventure e pericoli a Rio de Janeiro, poi a Capo Horn, Valparaíso, quindi a Tahiti, e in estremo Oriente dove corre grossi rischi, anche perché vedere una donna bianca che viaggia da sola ha dell'incredibile; da Ceylon passa all'India che attraversa su un carro tirato da buoi, poi in Persia (dove è assalita dai predoni), Armenia, Georgia e Grecia. Nel 1851, a 54 anni, pensa di fermarsi, ma poi ci ripensa, riparte, e nei successivi 5 anni attraversa il Sudafrica, poi da Città del Capo salpa per l'Indonesia, Giava, il Borneo (prima donna occidentale ad attraversarlo) e Sumatra dove si ferma anche dai cannibali Batak; traversato il Pacifico nel 1853 è in California durante la Corsa all'oro, poi scende dal Centramerica fino al Perù e torna negli Stati Uniti dove da New Orleans risale il Mississippi prima di far rotta sui Grandi laghi. Da Boston poi si imbarca e torna a Vienna nel 1855. L'ultimo viaggio dal 1856 al 1858 la vede a Mauritius e in Madagascar, da dove vorrebbe andare verso l'Australia; ma prima si ammala di malaria, poi, perseguitata ed espulsa dalla terribile regina Ranavalona (di cui abbiamo parlato in un'altra Storia impossibile), dopo una vera odissea rientra febbricitante a Vienna nel settembre 1858, dove muore un mese dopo per la malaria.

In 16 anni di viaggi ha percorso 20.000 miglia via terra e 140.000 miglia marine spostandosi sempre in totale autonomia, con pochi soldi e un bagaglio ridotto all'indispensabile, e raggiungendo con tutti i mezzi possibili luoghi selvaggi ed inesplorati di tutto il mondo.

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