Sembra
impossibile ma...
La
vita di Ida Pfeiffer fino a 45 anni è uguale a quella di tante mogli
e madri di metà ottocento. Quindici anni dopo tutta l'Europa parla
di lei e legge le sue imprese; ma è anche oggetto di aspre critiche
e feroci scritti satirici che irridono la “scandalosa donna
viaggiatrice”.
Ida
Reyer (è il suo nome da nubile) nasce a Vienna nel 1797; il padre,
un ricco commerciante, impartisce a lei e ai suoi 5 fratelli
un'educazione rigorosa nel segno della sobrietà e del rigore fisico
e morale; fino a 9 anni si veste come i fratelli, gioca e fa sport
con loro, e legge libri di avventure e viaggi. Nel 1806 il padre
muore, e la madre la obbliga alle consuete attività femminili; per
non prendere lezioni di piano e di cucito lei si procura tagli e
bruciature alle mani, e arriva ad ammalarsi per sfuggire al modello
della ragazza di buona famiglia. Nel 1810 la madre la affida ad un
istitutore, che la convince ad accettare il suo ruolo, anche perché
lei se ne innamora. Nel 1814 lui la chiede in moglie, ma la madre non
lo ritiene un partito adeguato, e lo caccia. In seguito Ida rifiuta
diverse richieste di matrimonio, finché nel 1820 accetta di sposare
un ricco vedovo di Leopoli, l'avvocato Mark Anton Pfeiffer più
vecchio di lei di 24 anni. Le cose però non vanno bene, Pfeiffer ha
un tracollo finanziario, torna a Leopoli e la lascia coi due figli
nati dal matrimonio; lei li cresce in condizioni economiche
disagiate. Pfeiffer muore nel 1838, i figli completati gli studi
trovano una buona occupazione, e Ida può finalmente decidere della
sua vita. A Trieste vede per la prima volta il mare, e questo le
risveglia – scriverà in seguito – un'indomabile voglia di
viaggiare.
Soldi
ne ha pochi, ma è abituata ai sacrifici e alle privazioni. Così nel
marzo del 1842, a 45 anni, racconta ai parenti che andrà a trovare
un'amica lontana, e parte. Discende il Danubio fino al Mar Nero, poi
Costantinopoli, Beirut, Damasco, Gerusalemme, il Cairo, prima di
rientrare a Vienna nel dicembre 1842 attraversando tutta l'Italia.
Pubblica in forma anonima un diario di viaggio (in pochi credono che
l'abbia davvero scritto una donna) che ha grande successo, e i soldi
guadagnati li investe tutti in un nuovo viaggio. Ma prima di partire
studia scienze naturali, botanica e tassidermia, impara l'inglese e
le basi della nascente fotografia coi dagherrotipi. Nell'aprile del
1845 dopo aver toccato Praga, Amburgo e Copenaghen si imbarca per
l'Islanda, dove esplora ghiacciai, zone vulcaniche e grotte; rientra
a Cristiania (Oslo) e da lì raggiunge da sola in carrozza Stoccolma,
dove è ricevuta dalla regina di Svezia. Nell'ottobre del 1845 torna
a Vienna e pubblica il secondo libro.
Segue
l'impresa che ha sempre sognato: il giro del mondo. O meglio, due
giri del mondo. Il primo, dal maggio 1846 al novembre 1848, la vede
in mezzo a mille avventure e pericoli a Rio de Janeiro, poi a Capo
Horn, Valparaíso, quindi a Tahiti, e in estremo Oriente dove corre
grossi rischi, anche perché vedere una donna bianca che viaggia da
sola ha dell'incredibile; da Ceylon passa all'India che attraversa su
un carro tirato da buoi, poi in Persia (dove è assalita dai
predoni), Armenia, Georgia e Grecia. Nel 1851, a 54 anni, pensa di
fermarsi, ma poi ci ripensa, riparte, e nei successivi 5 anni
attraversa il Sudafrica, poi da Città del Capo salpa per
l'Indonesia, Giava, il Borneo (prima donna occidentale ad
attraversarlo) e Sumatra dove si ferma anche dai cannibali Batak;
traversato il Pacifico nel 1853 è in California durante la Corsa
all'oro, poi scende dal Centramerica fino al Perù e torna negli
Stati Uniti dove da New Orleans risale il Mississippi prima di far
rotta sui Grandi laghi. Da Boston poi si imbarca e torna a Vienna nel
1855. L'ultimo viaggio dal 1856 al 1858 la vede a Mauritius e in
Madagascar, da dove vorrebbe andare verso l'Australia; ma prima si
ammala di malaria, poi, perseguitata ed espulsa dalla terribile
regina Ranavalona (di cui abbiamo parlato in un'altra Storia
impossibile), dopo una vera odissea rientra febbricitante a Vienna
nel settembre 1858, dove muore un mese dopo per la malaria.
In 16 anni di viaggi ha percorso 20.000 miglia via terra e 140.000 miglia marine spostandosi sempre in totale autonomia, con pochi soldi e un bagaglio ridotto all'indispensabile, e raggiungendo con tutti i mezzi possibili luoghi selvaggi ed inesplorati di tutto il mondo.
In 16 anni di viaggi ha percorso 20.000 miglia via terra e 140.000 miglia marine spostandosi sempre in totale autonomia, con pochi soldi e un bagaglio ridotto all'indispensabile, e raggiungendo con tutti i mezzi possibili luoghi selvaggi ed inesplorati di tutto il mondo.
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