Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. La vicenda di 94 giovanissimi contadini cileni
cancellati dalla storia e tornati come fantasmi 17 anni dopo la loro
scomparsa. Il gruppo volò in Unione Sovietica alla vigilia del colpo
di stato cileno del 1973. Per anni si è creduto che fossero stati
uccisi prima di lasciare il Paese. A raccontare cosa è accaduto è
uno di loro, Aldo Silva, che oggi ha 62 anni e vive a Maipù, nella
regione di Santiago. Ringrazio Enrico Spagnoli per la segnalazione.
Il
4 settembre 1973 Aldo ha 17 anni quando sale su un Yliushin del
Soviet Aeroflot al vecchio aeroporto Pudahuel di Santiago. Con lui 93
coetanei, 89 ragazzi e 4 ragazze, tutti di origine contadina. Vanno
in Russia a studiare meccanica agricola al professionale di
Akhtyrskiy, cittadina vicino Krasnodar, con l’obiettivo di
promuovere la meccanizzazione della campagna cilena. Il colpo di
stato che rovescerà Salvador Allende è imminente, questione di
giorni. Non resteranno documenti, né file che registrino il viaggio.
Gli archivi saranno bruciati durante il golpe. Dei 94 ragazzi non
resterà traccia.
Appena
arrivati a destinazione, intuiscono che qualcosa non va: non sanno
una parola di russo, gli dicono "Allende, pum pum" e roba
del genere. Quando capiscono, il mondo gli cade addosso. Vedono in
televisione scene di violenza, le loro città ridotte a un campo di
battaglia. E piangono, piangono. Poi, pensano una sola cosa: vogliono
andarsene, tornare a casa. I russi gli spiegano che
è
impossibile. “Per cosa sei venuto? Per studiare? E allora studia”
gli dicono. Si buttano sui libri, tutti, seguono un programma
rigoroso, studio, lavoro, attività fisica. Meglio, non c’è tempo
per pensare. La vita ricomincia. Passano gli anni. Aldo sposa una
delle 4 compagne di viaggio. Tanti amici sposano le donne russe. Ma
il gruppo rimane compatto, come una famiglia, più di una famiglia.
Si trasferiscono a Mosca, vanno quasi tutti all’università, si
laureano. I loro figli vanno alla scuola cubana. Poi arriva la
perestroika, il mondo cambia. Il gruppo si divide: alcuni restano in
Russia, altri tornano in patria.
E’ il 1990. Ma il Cile non li accoglie bene: dopo la sorpresa iniziale, a malapena riescono a dimostrare di esistere, e non ricevono nessun aiuto, niente. “A 17 anni – dice Aldo - abbiamo lasciato un Paese di fratelli per compiere una missione. Ne abbiamo vissuti altri 17 da stranieri in Unione Sovietica, abbiamo studiato, messo su famiglia. Poi siamo tornati, ma non abbiamo trovato i parenti, gli amici. Siamo tornati in un Paese che non è più il nostro Paese”.
E’ il 1990. Ma il Cile non li accoglie bene: dopo la sorpresa iniziale, a malapena riescono a dimostrare di esistere, e non ricevono nessun aiuto, niente. “A 17 anni – dice Aldo - abbiamo lasciato un Paese di fratelli per compiere una missione. Ne abbiamo vissuti altri 17 da stranieri in Unione Sovietica, abbiamo studiato, messo su famiglia. Poi siamo tornati, ma non abbiamo trovato i parenti, gli amici. Siamo tornati in un Paese che non è più il nostro Paese”.
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