mercoledì 3 giugno 2020

524 - I COSACCHI IN FRIULI




Sembra impossibile ma...
Questa è una storia vera. Ringrazio l'amico Nanni Carmilla per la segnalazione e vi racconto l'incredibile Operazione Ataman. Anno 1943, la controffensiva russa sul fronte orientale costringe le forze armate tedesche ed italiane a ritirarsi dall'Unione Sovietica; con loro, inquadrati nella Wehrmacht, combattono alcune decine di migliaia di volontari cosacchi del Don, del Kuban e del Terek guidati dall'atamano Pëtr Nikolaevič Krasnov, già capo della resistenza cosacca filozarista nei giorni della rivoluzione. Rifugiato a Parigi, Krasnov nel 1938 aveva accolto la proposta dei comandi tedeschi di tornare a combattere contro gli odiati sovietici. In cambio i nazisti gli offrono al termine della guerra una “Kosakienland” tutta loro. Le cose però non vanno come previsto, e i cosacchi in ritirata coi tedeschi temono le rappresaglie sovietiche; il comandante della Wehrmacht Wilhelm Keitel li rassicura, e gli propone in attesa di tempi migliori una Kosakienland temporanea. Dove? Nel Friuli.

In quella zona nell'estate del 1944 la Resistenza è molto attiva, e in settembre è stata proclamata la Repubblica partigiana della Carnia. Mettendogli contro i cosacchi Il comando tedesco coglie due piccioni con una fava. Così ha inizio l'Operazione Ataman: nel giro di qualche settimana si compie un esodo biblico. A bordo di 50 treni merci, ma anche su centinaia di carri tirati da cavalli, 22.000 cosacchi (9.000 soldati, 6.000 anziani, 4.000 familiari e 3.000 bambini), e 4.000 Caucasici (2.000 soldati ed altrettanti familiari), con 6.000 cavalli e 30 cammelli percorrono migliaia di chilometri e arrivano nella "Kosakenland in Norditalien". Ci rimarranno 7 drammatici mesi, ricostruendo nei borghi della Carnia i loro stili di vita e imponendo alla gente friulana le loro abitudini, le tradizioni e le cerimonie religiose. Verzegnis diventa il quartier generale, Tolmezzo la sede del Consiglio cosacco; vengono create 44 stanitse (presidi militari) e ribattezzati alcuni paesi con nomi di città russe: Alesso diventa Novočerkassk, Trasaghis è Novorossijsk, Cavazzo è Krasnodar. I cosacchi requisiscono metà delle case e scacciano gli abitanti, pretendono cibo e foraggio per i cavalli. Seguono saccheggi, devastazioni e violenze, decine di civili vengono uccisi o seviziati; il parroco di Imponzo, don Giuseppe Treppo, viene giustiziato per aver tentato di difendere una ragazza del paese. Nei 7 mesi di permanenza i morti saranno 150, le donne violentate 100, 1000 i deportati in Germania, 400 le abitazioni incendiate. E in quei mesi per i cosacchi quella di stabilirsi definitivamente in Carnia diventa più che un'idea.

Che l'avanzata alleata in Italia spazza via: il 9 maggio 1945 i cosacchi sono costretti a fuggire. Attraverso il Passo di Monte Croce Carnico raggiungono Lienz in Austria; qui li aspettano gli inglesi, ai quali si arrendono in cambio della promessa di essere trasferiti in Canada. Promessa che non sarà mantenuta: ammassati in un grande accampamento alle porte della città e circondati, vengono caricati su treni per l'Unione Sovietica. Alcuni vengono uccisi mentre tentano la fuga, altri si gettano nelle acque della Drava. Krasnov e tutti i capi saranno processati, condannati a morte per tradimento e impiccati sulla Piazza Rossa. Tutti gli altri saranno deportati in Siberia; solo la metà di loro sopravviverà.
Guarda i video con il documentario (diviso in due parti) "I cosacchi in Carnia" di Noemi Calzolari.
 
 

 


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