Sembra
impossibile ma...
Questa
è una storia vera. Ringrazio l'amico Nanni Carmilla per la
segnalazione e vi racconto l'incredibile Operazione Ataman. Anno
1943, la controffensiva russa sul fronte orientale costringe le forze
armate tedesche ed italiane a ritirarsi dall'Unione Sovietica; con
loro, inquadrati nella Wehrmacht, combattono alcune decine di
migliaia di volontari cosacchi del Don, del Kuban e del Terek guidati
dall'atamano Pëtr Nikolaevič Krasnov, già capo della resistenza
cosacca filozarista nei giorni della rivoluzione. Rifugiato a Parigi,
Krasnov nel 1938 aveva accolto la proposta dei comandi tedeschi di
tornare a combattere contro gli odiati sovietici. In cambio i nazisti
gli offrono al termine della guerra una “Kosakienland” tutta
loro. Le cose però non vanno come previsto, e i cosacchi in ritirata
coi tedeschi temono le rappresaglie sovietiche; il comandante della
Wehrmacht Wilhelm Keitel li rassicura, e gli propone in attesa di
tempi migliori una Kosakienland temporanea. Dove? Nel Friuli.
In
quella zona nell'estate del 1944 la Resistenza è molto attiva, e in
settembre è stata proclamata la Repubblica partigiana della Carnia.
Mettendogli contro i cosacchi Il comando tedesco coglie due piccioni
con una fava. Così ha inizio l'Operazione Ataman: nel giro di
qualche settimana si compie un esodo biblico. A bordo di 50 treni
merci, ma anche su centinaia di carri tirati da cavalli, 22.000
cosacchi (9.000 soldati, 6.000 anziani, 4.000 familiari e 3.000
bambini), e 4.000 Caucasici (2.000 soldati ed altrettanti familiari),
con 6.000 cavalli e 30 cammelli percorrono migliaia di chilometri e
arrivano nella "Kosakenland in Norditalien". Ci rimarranno
7 drammatici mesi, ricostruendo nei borghi della Carnia i loro stili
di vita e imponendo alla gente friulana le loro abitudini, le
tradizioni e le cerimonie religiose. Verzegnis diventa il quartier
generale, Tolmezzo la sede del Consiglio cosacco; vengono create 44
stanitse (presidi militari) e ribattezzati alcuni paesi con nomi di
città russe: Alesso diventa Novočerkassk, Trasaghis è
Novorossijsk, Cavazzo è Krasnodar. I cosacchi requisiscono metà
delle case e scacciano gli abitanti, pretendono cibo e foraggio per i
cavalli. Seguono saccheggi, devastazioni e violenze, decine di civili
vengono uccisi o seviziati; il parroco di Imponzo, don Giuseppe
Treppo, viene giustiziato per aver tentato di difendere una ragazza
del paese. Nei 7 mesi di permanenza i morti saranno 150, le donne
violentate 100, 1000 i deportati in Germania, 400 le abitazioni
incendiate. E in quei mesi per i cosacchi quella di stabilirsi definitivamente in
Carnia diventa più che un'idea.
Che
l'avanzata alleata in Italia spazza via: il 9 maggio 1945 i cosacchi
sono costretti a fuggire. Attraverso il Passo di Monte Croce Carnico
raggiungono Lienz in Austria; qui li aspettano gli inglesi, ai quali
si arrendono in cambio della promessa di essere trasferiti in Canada.
Promessa che non sarà mantenuta: ammassati in un grande accampamento
alle porte della città e circondati, vengono caricati su treni per
l'Unione Sovietica. Alcuni vengono uccisi mentre tentano la fuga,
altri si gettano nelle acque della Drava. Krasnov e tutti i capi
saranno processati, condannati a morte per tradimento e impiccati
sulla Piazza Rossa. Tutti gli altri saranno deportati in Siberia;
solo la metà di loro sopravviverà.
Guarda i video con il documentario (diviso in due parti) "I cosacchi in Carnia" di Noemi Calzolari.
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