Questa
è una storia vera. La storia di come una grande artista smise di
danzare. Maud Allan nasce nel 1873 a Toronto in Canada. Giovanissima,
si trasferisce a San Francisco, poi a Berlino per studiare pianoforte
alla Hochschule für Musik. Tre anni dopo il fratello Theodore, a cui
è molto legata, è accusato a San Francisco di aver ucciso due
donne, processato e impiccato. Per lei è un trauma: cambia cognome
(il suo era Durrant), lascia il pianoforte e si dedica alla danza. E
diventa tanto famosa da essere paragonata al mito Isadora Duncan. Nel
1908 debutta a Londra con la più celebre delle sue creazioni,
“Vision of Salomè”, ispirato all’opera di Oscar Wilde. Nella
danza dei sette veli esprime tutto il suo fascino e la sua
spregiudicatezza: in tournée nei cinque continenti, il pubblico fa
la fila per applaudirla. Nel 1918 torna in scena a Londra.
Noel
Pemberton Billing è un politicante ultranazionalista e antisemita,
dirige il settimanale “The Imperialist” dalle cui colonne sposa
le teorie di un ex militare (espulso dall’esercito per paranoia
delirante): la sua tesi è che l’Inghilterra sta perdendo la guerra
con la Germania a causa di un complotto ordito dagli ebrei. Una
società segreta filotedesca, la “Mano invisibile”, diffonderebbe
“mali che si pensavano morti a Sodoma e a Lesbo” e soprattutto
ricatterebbe 47.000 personaggi di spicco inglesi implicati in reati
di tipo sessuale (l’omosessualità in Inghilterra sarà punita
fino al 1965). L’articolo si chiude accusando “certe ballerine
pervertite” di carpire informazioni nei segreti dell’alcova e
girarle al nemico. Il riferimento a Maud Allan, che secondo alcune
voci avrebbe una relazione con la moglie dell’ex primo ministro, è
trasparente.
Lei
non ci sta, fa causa a Billing per diffamazione e oscenità. Il 29
maggio 1918 inizia il processo, seguito da tutta la nazione. Che
diventa un processo a Maud. Sfilano testimoni anche illustri (anni
dopo ammetteranno di esser stati pagati da Billing per accusarla). Di
oscenità si parla sì, ma per la sua Salomè, e lei è accusata di
praticare gli atti sessuali descritti (o impliciti) nel testo; viene
rispolverato il crimine del fratello insinuando l’esistenza di un
germe di follia sessuale nella famiglia. Insomma, Billing è assolto
con formula piena. Lascia l’aula fra gli applausi dei presenti, e
la grande folla in attesa fuori dal tribunale lo acclama.
Maud
ne esce a pezzi: non si esibirà mai più in pubblico, a parte una
volta, molti anni dopo, a Los Angeles. Dove vivrà con la sua
segretaria e amante, Verna Aldrich, insegnando danza, fino alla morte
nel 1956 all'età di 83 anni. Su Maud Allan sono stati scritti libri,
una fiction e un’opera teatrale. Ma la sua resta una storia amara,
senza lieto fine. Nel frattempo il mondo è cambiato, oggi le cose
andrebbero in modo diverso. O almeno, così ci piace pensare.
Nessun commento:
Posta un commento