Sembra
impossibile ma…
C’è
molto più “uomo di Neanderthal” dentro di noi di quanto
immaginiamo. Chi lo direbbe ad esempio che la tendenza a “metter su
pancetta” è un’eredità del nostro già non bellissimo antenato?
Le
cose stanno così: un giorno di – diciamo – 145.000 anni fa un
Homo Sapiens e una donna di Neanderthal (o viceversa, chi lo sa?) si
incontrano per la prima volta. Dapprincipio di studiano, si guardano,
probabilmente si annusano. Poi succede quello che state immaginando.
La cosa andrà avanti per qualche migliaio di anni, non si sa se di
nascosto o alla luce del sole. E 40.000 anni dopo la scomparsa dalla
Terra dell’ultimo Neanderthal man il nostro Dna ne conserva le
tracce
Quali
tracce, tornando ai giorni nostri, ce lo raccontano tre studi sul Dna
dell’uomo di Neanderthal portati avanti indipendentemente uno
dall’altro da tre diverse equipe di ricercatori e pubblicati di
recente su Science e sull'American Journal of Human Genetics.
I
risultati coincidono. E sono sorprendenti: le popolazioni moderne non
africane hanno una percentuale di Dna dei Neanderthal compresa tra
1,8 e 2,6%, assai superiore alle stime precedenti. E i geni del “ramo
neanderthaliano” hanno un’influenza molto maggiore di quanto si
pensava.
L’eredità
di Neanderthal comprende infatti il colore della pelle e quello degli
occhi, i ritmi del sonno e dell’umore, i livelli di plasma, di
colesterolo e vitamina D, la suscettibilità a malattie come artrite
reumatoide e schizofrenia, la risposta a farmaci antipsicotici. E
sì, anche la tendenza ad accumulare grassi: insomma, chi come me
lotta ogni giorno contro i chili di troppo, sa chi ringraziare.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002929717303798
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0262407910630035
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002929717303798
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0262407910630035
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