Sembra
impossibile ma…
L’uccello
lira è un fantastico imitatore: non solo riproduce alla perfezione i
versi delle altre specie di volatili, ma è anche una sorta di juke
box vivente di rumori prodotti dall’uomo e dai suoi utensili e
macchinari. Ma la cosa più incredibile è una capacità scoperta di
recente, che lo rende una vera macchina del tempo sonora.
Gli
ornitologi che studiano l’uccello australiano, detto anche menura,
sanno che il maschio per attrarre la femmina ha sviluppato un’arte
straordinaria: grazie ad un organo canoro (la siringe) estremamente
flessibile, riesce ad imitare il verso di decine di specie di
uccelli, in modo così fedele da ingannare anche loro. Quella che
lascia a bocca aperta però è la capacità di riprodurre ogni suono
sentito nella foresta: voci umane, rumore di motoseghe, motori di
auto e clacson, sirene d’allarme, trasmissioni radio, spari ed
esplosioni.
Straordinario
no? Ma il bello deve ancora venire. Siamo a Dorrigo, nel New England
National Park, l’anno è il1969. Il ranger Neville Fenton registra
un menura che riproduce una melodia suonata da un flauto, e porta il
nastro a un ornitologo e a un musicologo. Il primo filtra e depura la
traccia sonora, il secondo scopre che si tratta di due vecchissime
canzoni: “The keel row” e “Mosquito’s dance”. Ma chi è che
le suonava col flauto? Si scoprirà che un menura domestico era
vissuto in una fattoria ai confini del parco e che il proprietario
suonava abitualmente il flauto. L’incredibile è che tutto questo
era avvenuto negli anni Trenta, quando erano in voga i motivi in
questione. Una volta liberato, l’uccello aveva conservato la
memoria dei brani musicali, e nei 30 anni successivi le melodie erano
state tramandate di generazione in generazione, entrando nel
“repertorio” dei menura della zona. In seguito si scopriranno
uccelli lira che replicano rumori ormai scomparsi da tempo, dai click
di vecchie macchine fotografiche agli alberi abbattuti con l’ascia:
frammenti sonori dal passato.
Per
farvi un’idea delle capacità dell'uccello lira, prendetevi due
minuti e date un’occhiata al video: ne vale la pena.
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