Sembra
impossibile ma...
L’animale
più feroce e temuto non è il leone e neanche il coccodrillo o uno
dei tanti serpenti velenosi. Il più letale, chiedete a chiunque in
Africa, è l'ippopotamo. Non ha rivali né predatori, è territoriale
e molto aggressivo, ha una forza tremenda ma può essere molto agile,
e sulla terra raggiunge i 50 km/h. Ok, è erbivoro, ma attacca
furiosamente tutto ciò che si frappone fra lui e l'acqua. E uccide
così più di 500 persone l'anno. Pochissimi sopravvivono al suo
attacco e possono raccontarlo. Fra questi Paul Templer. Gli lascio la
parola. Se volete sapere cosa si prova ad essere ingoiati da un
ippopotamo, continuate a leggere. Altrimenti, ci vediamo domani.
“Nel
1996 avevo 27 anni e organizzavo escursioni sul fiume Zambesi, in
Zimbabwe. Di ritorno da una gita la nostra canoa fu sbalzata in aria
da un grosso ippopotamo. Una delle guide, finì in acqua. Mi
avvicinai e tentai di afferrarlo per un braccio, ma mentre stavo per
toccare le sue dita fui circondato dall'oscurità. Nessuna sensazione
di pericolo, nessun preavviso: era come se all'improvviso fossi
diventato sordo e cieco. Sentivo le mie gambe nell’acqua, ma dalla
vita in su mi sentivo quasi asciutto, intrappolato in qualcosa di
viscido. C’era un odore terribile, sulfureo, come di uova marce.
Avvertivo una forte pressione sul petto e le mie braccia erano
bloccate; riuscii a liberare una mano e a tastare, toccai le setole
ispide del muso dell'ippopotamo. Solo allora capii che ero
sott'acqua, ingoiato fino alla vita nella sua bocca spalancata”.
“Mi
divincolai più forte che potevo: aprì le fauci per un attimo, e
riuscii a liberarmi, a fuggire nuotando. Ma lui mi raggiunse, mi
gettò in aria e mi riprese, scuotendomi come un cane con una
bambola. Sentii il mio corpo che veniva maciullato dai lunghi denti.
Poi mi trascinò di nuovo sul fondale, e tutto si fermò. Ricordo di
aver intravisto attraverso 4 metri d'acqua e le nuvole del mio sangue
che salivano il chiarore della superficie; non ho idea di quanto
siamo rimasti sotto - il tempo passa molto lentamente quando sei in
bocca a un ippopotamo – poi con un sobbalzo iniziò a risalire,
sputandomi mentre tornava su. Una guida riuscì ad afferrarmi, mi
riportò a riva”.
Templer
aveva ferite profonde ovunque, 40 causate da morsi, un braccio a
pezzi, un buco nella schiena. Lo salvarono per miracolo, perse solo
il braccio sinistro. Oggi ha 49 anni e continua a guidare escursioni
sul fiume. L’ippopotamo che lo assalì doveva essere abbattuto, ma
non è stato mai ritrovato.
Non fate passare per cattivo chi cattivo non e'
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