domenica 21 giugno 2020

675 - IN BOCCA ALL'IPPOPOTAMO




Sembra impossibile ma...
L’animale più feroce e temuto non è il leone e neanche il coccodrillo o uno dei tanti serpenti velenosi. Il più letale, chiedete a chiunque in Africa, è l'ippopotamo. Non ha rivali né predatori, è territoriale e molto aggressivo, ha una forza tremenda ma può essere molto agile, e sulla terra raggiunge i 50 km/h. Ok, è erbivoro, ma attacca furiosamente tutto ciò che si frappone fra lui e l'acqua. E uccide così più di 500 persone l'anno. Pochissimi sopravvivono al suo attacco e possono raccontarlo. Fra questi Paul Templer. Gli lascio la parola. Se volete sapere cosa si prova ad essere ingoiati da un ippopotamo, continuate a leggere. Altrimenti, ci vediamo domani.

Nel 1996 avevo 27 anni e organizzavo escursioni sul fiume Zambesi, in Zimbabwe. Di ritorno da una gita la nostra canoa fu sbalzata in aria da un grosso ippopotamo. Una delle guide, finì in acqua. Mi avvicinai e tentai di afferrarlo per un braccio, ma mentre stavo per toccare le sue dita fui circondato dall'oscurità. Nessuna sensazione di pericolo, nessun preavviso: era come se all'improvviso fossi diventato sordo e cieco. Sentivo le mie gambe nell’acqua, ma dalla vita in su mi sentivo quasi asciutto, intrappolato in qualcosa di viscido. C’era un odore terribile, sulfureo, come di uova marce. Avvertivo una forte pressione sul petto e le mie braccia erano bloccate; riuscii a liberare una mano e a tastare, toccai le setole ispide del muso dell'ippopotamo. Solo allora capii che ero sott'acqua, ingoiato fino alla vita nella sua bocca spalancata”.

Mi divincolai più forte che potevo: aprì le fauci per un attimo, e riuscii a liberarmi, a fuggire nuotando. Ma lui mi raggiunse, mi gettò in aria e mi riprese, scuotendomi come un cane con una bambola. Sentii il mio corpo che veniva maciullato dai lunghi denti. Poi mi trascinò di nuovo sul fondale, e tutto si fermò. Ricordo di aver intravisto attraverso 4 metri d'acqua e le nuvole del mio sangue che salivano il chiarore della superficie; non ho idea di quanto siamo rimasti sotto - il tempo passa molto lentamente quando sei in bocca a un ippopotamo – poi con un sobbalzo iniziò a risalire, sputandomi mentre tornava su. Una guida riuscì ad afferrarmi, mi riportò a riva”.

Templer aveva ferite profonde ovunque, 40 causate da morsi, un braccio a pezzi, un buco nella schiena. Lo salvarono per miracolo, perse solo il braccio sinistro. Oggi ha 49 anni e continua a guidare escursioni sul fiume. L’ippopotamo che lo assalì doveva essere abbattuto, ma non è stato mai ritrovato. 





 

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