giovedì 3 luglio 2025

776 - IL FIUME SOTTO IL DESERTO

 


Nel cuore arido della Persia 2700 anni fa antichi ingegneri costruirono un capolavoro di ingegneria idraulica: un fiume sotterraneo lungo oltre 33 chilometri. E quel fiume scorre ancora oggi.

Si chiama Qanat di Gonabad il sistema sotterraneo che si allunga sotto il deserto per 33.113 metri, collegato alla superficie da 427 pozzi. Costruito fra il 700 e il 500 a.C, continua a fornire l'acqua a circa 40 000 persone anche ai giorni nostri.

Scavato con una pendenza dolce, il Qanat intercetta falde d’acqua montane e sfrutta la gravità per farla fluire senza l'ausilio di pompe. I pozzi verticali, distanziati ogni 20–30 metri, servono per evacuare materiale, ossigenare l’aria e permettere la manutenzione. Alcuni superano i 300 metri di profondità, con il pozzo principale che raggiunge circa 360 metri.

Ma la meraviglia non s’arresta qui. Già nel V secolo a.C. – e giù fino al 328 a.C. –, vengono infatti introdotti singolari strumenti di “giustizia idrica”: gli orologi ad acqua, detti fenjān. Un boccale con un minuscolo foro galleggia in una vasca; appena pieno, affonda: è il segnale temporale per misurare l’erogazione equa tra gli agricoltori . Da sempre la figura del mirʾāb, il custode del fenjān, è altamente rispettata: conta ogni immersione in un edificio predisposto.

Questo equilibrio tra scienza e diritto agrario avrà effetti straordinari: deserti spettrali si tramutati in campagne rigogliose e città come Yazd, Isfahan, Kashan, e soprattutto Gonabad, che per secoli hanno prosperato grazie a queste risorse. E fin dai tempi di Dario I chi costruiva o restaurava un qanat godeva di esenzioni fiscali per cinque generazioni.

Le strutture del Qanat di Gonabad sono talmente equilibrate da permettere, in certe stagioni, di sfruttare il flusso sotterraneo per raffreddare le abitazioni attraverso antichi sistemi di raffreddamento passivo . Alcune zone – come Turpan in Cina o le foggara nordafricane – hanno ripreso questa tecnologia, ma senza mai raggiungere l’estensione e la complessità persiana originaria.

Oggi, il sistema è riconosciuto patrimonio Unesco ed è oggetto di studio per chi cerca soluzioni sostenibili in ambienti estremi . Più che un reperto archeologico, è un corridoio di vita sotto il deserto, un esempio di sapienza antica che continua a operare, silenziosa e potente, in armonia con la natura.



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