mercoledì 9 luglio 2025

785 - I GIGANTI DELLE ALPI

 


La fotografia in bianco e nero ti lascia a bocca aperta per qualche istante, poi pensi “ok, è un fake”. Macché, i due uomini altissimi ed elegantissimi sono i fratelli Ugo (è il cognome), Battista e Paolo. La gente li conosceva con un soprannome che sa di leggenda: i giganti delle Alpi.

Piemontesi di Vinadio, nati a cavallo fra Otto e Novecento in una valle che ha il respiro della solitudine e il silenzio della neve, hanno affrontato insieme un destino straordinario e struggente, fatto di fatica, stupore e nostalgia.

Battista, il maggiore, ha spalle robuste che sembrano scolpite da Michelangelo ed è alto due metri e sessantacinque, stando alle cronache dell'epoca. Probabilmente un bel po' meno: non esistono documenti ufficiali medici o anagrafici che diano una misura precisa, che comunque dovrebbe superare i due metri e venti. L’unico oggetto conservato — uno stivale esposto oggi in vetrina da un calzolaio di Cuneo — ha una suola di 42×17 cm, che però non è sufficiente a determinare con certezza l’altezza.

Paolo è alto pochi centimetri di meno, e ha la sua stessa solida dignità, quella che i due manterranno quando il mondo li guarderà con occhi spalancati e dita puntate. Non sono mostri, e nemmeno prodigi. Sono ragazzi che si spaccano la schiena nei campi, tagliano legna nei boschi della Valle Stura e si adattano a una vita dura come la roccia.

Finché un giorno un impresario francese conosce Battista e vede in lui molto più che un boscaiolo: vede il biglietto per riempire i tendoni e le sue tasche. Così ingaggia i due fratelli e comincia il viaggio. Prima la Francia, poi l’Europa, infine l’America dove li scrittura nientemeno che Barnum & Bailey.

I due fratelli, ribattezzati Baptiste e Paul Hugo, che suona più esotico, diventano attrazioni internazionali da side show. Li si può vedere in varie immagini, in smoking accanto a gente di tutte le età che li guarda dal basso in alto, o vestiti da soldati napoleonici a fiere ed esposizioni.

Ma c’è un prezzo da pagare, e non solo in franchi. I due fratelli camminano tra gli sguardi curiosi come dentro una vetrina. E se da un lato possono inviare soldi a casa, dall’altro la loro vita si va consumando in una dolce prigione fatta di lustrini e solitudine.

Con i soldi guadagnati comprano una casa a Maisons-Alfort, alle porte di Parigi, che sembra fatta apposta per due Gulliver; lo fanno per lasciar fuori dalla porta dubbi e tristezze, ma la nostalgia delle montagne, quella non ci riescono a tenerla fuori.

Nel 1914 Paolo muore di polmonite fulminante. Ha appena 26 anni. Battista lo seguirà due anni dopo, solo e stanco, in un ospedale di Manhattan. La diagnosi è difterite, ma il New York Times scrive che è morto di nostalgia per l’Italia. E forse non è retorica.

Oggi due statue coloratissime li ricordano a Vinadio, una rosa shocking, l’altra verde mela. Sembrano giocattoli giganti. Le ha realizzate nel 2012 l'artista scozzese David Mach, di forma tubolare spiraliforme; bizzarre e visivamente impattanti, sembrano una versione extra slim dell'omino Michelin. La gente si ferma a guardarle a bocca aperta. Non credo gli sarebbero piaciute.


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