lunedì 4 agosto 2025

797 - LA MADRE DEL MONTJUÏC


 

Sulla vetta silenziosa del Montjuïc, a Barcellona, dove il mare si intuisce più che vedersi e il vento ha il passo lento dei cortei funebri, c’è una tomba che non ha bisogno di parole.

Nessuna croce, nessun angelo, ma una giovane madre scolpita nel marmo, distesa come in un sonno sereno. Ma se la osservi con più attenzione, ti rendi conto che quella figura femminile è una ferita scolpita nella pietra, la vita che si aggrappa alla morte. La vita è quella del neonato che cerca il calore del corpo della madre, ignaro che lei ormai non respira.

Si chiama *Mare morta en el part*, “Madre morta durante il parto”. La scolpì nel 1928 Josep Campeny i Santamaria, con mani che sembrano aver tremato di dolore più che di ispirazione. Non fu commissionata da nessuno: fu un atto d’amore, o forse di disperazione. La donna si chiamava Isabel Viala de Zaragoza, e morì a ventotto anni dando alla luce il suo primo figlio.

Il bambino visse. Per molti anni. E quando il tempo lo raggiunse, fu sepolto lì, accanto a quella madre che non aveva mai potuto vedere, ma che per lui aveva dato la vita.

Chi ci passa davanti, quasi sempre si ferma, anche solo un istante. Perché quell’opera non urla: sussurra. E sussurra a chi la sa ascoltare che l’amore, quello vero, sopravvive anche alla morte.

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