martedì 12 agosto 2025

808 - OPERAZIONE POPEYE


 

Non era una bomba, né un’arma chimica. Era acqua. Acqua trasformata in un'arma, scagliata dal cielo contro il nemico. Per cinque anni sopra le giungle del Sud-Est asiatico gli Stati Uniti condussero una guerra invisibile e segretissima.

Anno 1966, nasce l'Operazione Popeye. Il suo scopo è semplice e spietato: far piovere di più e più a lungo sulle piste fangose del Sentiero di Ho Chi Minh. Quel labirinto di strade e sentieri attraverso Laos, Cambogia e Vietnam è la linfa vitale dei rifornimenti nordvietnamiti. Allungare la stagione dei monsoni di qualche settimana significa trasformare quelle vie in paludi impraticabili.

L’idea nasce a China Lake, in California, dove gli scienziati della Marina perfezionano razzi pieni di ioduro d’argento o di piombo capaci di far condensare l’umidità nelle nuvole. I primi test, nell’ottobre del 1966, sono condotti in Laos, all’insaputa del governo locale: 50 tentativi, 82% di successo, e un episodio rimasto negli archivi militari, con 220 millimetri di pioggia caduti in quattro ore su un campo delle Forze Speciali Usa.

Dal 20 marzo 1967, Popeye diventa operazione reale. Tre WC-130 e due RF-4C Phantom del 54th Weather Reconnaissance Squadron decollano da Udorn, in Thailandia, due volte al giorno. Ufficialmente sono missioni di “ricognizione meteorologica”; in realtà, gli equipaggi lanciano flares (razzi carichi di ioduro d'argento e di piombo) nella pancia delle nubi. Lo slogan, mai ufficiale ma molto amato a bordo, è “Make mud, not war”, “Fate il fango, non la guerra”.

I dati diffusi molti anni dopo, quando i documenti dell'operazione Popeye saranno desecretati, registrano 591 missioni nel 1967 e 737 nel 1968 con carichi da 104 flares per velivolo. Gli stessi documenti parlano di incrementi delle precipitazioni fino al 30% negli stessi anni. Il livello di segretezza resta altissimo per tutto il periodo dell'operazione: ambasciatori tenuti all’oscuro, governi alleati non informati, smentite ufficiali al Congresso.

Alla fine però la storia trapela – prima con Jack Anderson nel 1971, poi sul New York Times nel luglio 1972 – ed esplode lo scandalo. Qualche anno dopo la Convenzione Enmod vieterà per sempre la guerra ambientale. E l'operazione Popeye entrerà nei libri di storia (quei pochi che ne parlano) dalla porta di servizio, per raccontarci che perfino le nuvole, se serve, possono diventare un campo di battaglia.




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