sabato 16 agosto 2025

811 - LA DONNA CHE SALVO' L'APOLLO 13


 

Nella storia della scienza ci sono nomi che rimangono nascosti, e spesso sono nomi di donne. Eppure senza di loro certe imprese non sarebbero mai state compiute.

Judith Love Cohen appartiene a questa schiera di eroi silenziosi: donna, ingegnera, capace di ritagliarsi uno spazio in un mondo che a metà del Novecento era una roccaforte maschile.

Judith nasce a Brooklyn nel 1933. Figlia di immigrati ebrei, da bambina viene pagata dai compagni per risolvere i compiti di matematica. Da adolescente danza al Metropolitan Opera Ballet, ma i numeri rimangono la sua vera vocazione.

Si laurea in ingegneria elettrica alla University of Southern California, in un’aula in cui è spesso l’unica donna. Seguono una seconda laurea all'Ucla e un master, tutto prima dei 29 anni. La sua carriera prende presto il volo: dalla North American Aviation alla TRW, ha un ruolo fondamentale in progetti chiave, prima per la guerra fredda, poi per la corsa allo spazio, come il missile Minuteman e i programmi Apollo e Hubble.

Il suo nome è legato soprattutto a un sistema dal nome enigmatico: l’Abort Guidance System (AGS). Un apparato pensato come backup nel caso in cui il sistema principale del modulo lunare si fosse guastato, che diventerà vitale per la Nasa nel 1970, quando la missione Apollo 13 rischia di trasformarsi in una tragedia.

Il 13 aprile l'equipaggio dell'Apollo in volo verso la luna lancia un SOS diventato storico: “Houston, abbiamo un problema”. A bordo è esploso un serbatoio. Energia e ossigeno scarseggiano, ed è proprio l'AGS della Cohen a permettere di correggere la traiettoria ed eseguire le manovre per un rientro sulla Terra che altrimenti non sarebbe mai avvenuto. Gli astronauti dell'Apollo 13 al ritorno dallo spazio andranno a ringraziarla personalmente nel suo laboratorio di Redondo Beach.

Negli anni Ottanta Judith Love Cohen, concluso il programma Apollo, ha un ruolo fondamentale in un altro progetto storico. E' la coordinatrice del sistema ingegneristico della struttura scientifica di terra del telescopio spaziale Hubble, un passo avanti determinante nell'esplorazione dello spazio profondo. E' l'ultimo grande contributo alla ricerca spaziale prima della pensione.

Ma non è finita qui: negli anni seguenti il tempo libero lo utilizza per creare con il marito la casa editrice Cascade Pass e pubblicare la collana “You can be a woman”, pensata per incoraggiare bambine e ragazze a intraprendere la via delle scienze. Risultato, più di centomila copie vendute, premi e riconoscimenti per aver saputo trasformare la sua esperienza in un modello da seguire.

Judith se ne va dopo una breve malattia il 25 luglio 2016 a 82 anni. Al momento della sua scomparsa è sposata da 35 anni con il terzo marito, David A. Katz, e ha trovato il tempo di crescere 4 figli. Ma a ricordarla non ci saranno solo loro: il suo nome vive nei manuali di ingegneria, nei ricordi delle missioni Apollo, nelle scoperte di Hubble, nei libri che hanno ispirato generazioni di ragazze a scegliere la scienza. E anche negli occhi e nella voce dell'ultimo dei suoi figli, quello nato il 28 agosto del 1969.

Già, perché ho lasciato per ultimo il suo aneddoto più celebre: è il 28 agosto del 1969, è passato poco più di un mese dal rientro a terra dell'Apollo 11 dalla luna, e Judith sta per partorire. E' già in travaglio quando la chiamano dalla Nasa. C'è un problema che può risolvere solo lei. Allora porta con sé all'ospedale gli schemi del progetto, trova la soluzione, telefona al capo per comunicare che è tutto ok, e finalmente entra in sala parto.

Poche ore dopo nasce il suo quarto figlio. Nessuno può immaginare che diventerà un attore di fama mondiale, capace di far ridere e cantare milioni di persone. Si, perché fra le altre cose Judith Love Cohen è anche la mamma di Jack Black.



Nessun commento:

Posta un commento

812 - L'AQUILA E IL LEONE

  “ Fatti non foste a viver come bruti”: Dante spinge Ulisse oltre le Colonne d'Ercole, ed è subito mistero, ignoto, poesia....