Quattro gesti, antichi come le pianure: toccare un nemico senza ucciderlo, strappargli l’arma di mano, guidare i compagni alla vittoria e rubare i cavalli al nemico. Joe Medicine Crow li fece tutti. E non li fece contro Custer, ma contro i nazisti.
Con una piuma gialla sotto l’elmetto e un canto Crow sulle labbra Joe portò sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale le tradizioni che consentivano a un guerriero delle Grandi pianure di diventare capo di guerra.
Joe Medicine Crow nasce nel 1913 nella riserva Crow del Montana, con un nome che nella sua lingua significa “Uccello Alto”. Cresce ascoltando dalla voce del nonno adottivo, White Man Runs Him, testimone di Little Bighorn, il racconto vivo di quella battaglia.
Le memorie orali dei nativi convivono in lui con l’istruzione occidentale, che lo conduce fino a un master in antropologia alla University of Southern California, primo Crow a raggiungere quel traguardo.
Poi arriva la Seconda guerra mondiale. Arruolato come scout nella 103ª Divisione di fanteria, Joe non dimentica le usanze dei suoi avi: sotto l’uniforme dipinge due strisce rosse sulle braccia, e sotto l’elmetto nasconde una piuma d’aquila colorata di giallo, dono di uno sciamano.
E in Europa, compie i suoi quattro gesti rituali: tocca un nemico senza ucciderlo, lo disarma, guida con successo il suo gruppo e ruba non uno ma 50 cavalli a un reparto delle SS, allontanandosi al galoppo mentre intona un canto d’onore Crow.
Finita la guerra, torna alla sua gente come storico tribale, custode delle memorie e delle immagini, conservate in casa e in garage, relatore instancabile, autore di libri amati dagli studiosi e dai ragazzi.
Collabora con musei e college, scrive la sceneggiatura per la rievocazione di Little Bighorn a Hardin e parla persino alle Nazioni Unite. Nel 2009 Barack Obama gli mette al collo la Medaglia Presidenziale della Libertà, chiamandolo *bacheitche*, “uomo buono”.
Il 3 aprile del 2016 è una domenica, e a Billings, in Montana, l'ultimo war chief della sua gente, a 102 anni compiuti, decide che “è un buon giorno per morire”.
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