mercoledì 10 settembre 2025

822 - LA NEBBIA ASSASSINA

 


Sembra un racconto distopico partorito dalla mente di uno Stephen King, invece è accaduto davvero, è storia, anche se raramente si legge sui libri.

Avete mai sentito parlare del “Great Smog”? Le sue vittime sono state almeno dodicimila. Sembra incredibile ma e strappare la vita a tante persone fino a quel momento sane e tranquille non fu un’epidemia, non una guerra, ma una cappa lattiginosa che in pochi giorni avvolse Londra.

Dicembre 1952, l’aria della capitale britannica, già carica di fumo di carbone, diventa un assassino invisibile. Basta uscire dal portone per sentirsi soffocare, e sono tanti quelli che a casa non torneranno più.

La visibilità è ridotta a pochi centimetri, gli autobus si fermano, le auto vengono abbandonate e c'è chi approfitta del caos anche per saccheggi; gli ospedali si riempiono e sono così pervasi dallo smog che non si riesce a vedere da un lato all’altro del reparto, il fumo entra persino nei teatri, dove gli spettacoli vengono interrotti perché nessuno riesce a vedere il palcoscenico.

All’inizio si pensa alla “solita nebbia londinese”, un capriccio del clima. In realtà, si tratta di un mostro nuovo, figlio dell'immediato dopoguerra. Soldi ne circolano pochi, e per riscaldarsi, milioni di famiglie bruciano carbone di bassissima qualità, il cosiddetto nutty slack, carico di zolfo. Le fabbriche aggiungono altro fumo, e le condizioni meteorologiche — un’alta pressione e l’inversione termica — bloccano tutto questo veleno sopra la città.

L’aria contiene ogni giorno fino a mille tonnellate di particolato, centinaia di tonnellate di acido cloridrico e anidride solforosa, trasformate in quasi ottocento tonnellate di acido solforico: una camera a gas a cielo aperto. Si contano quattromila morti subito, ma gli studi successivi parleranno di dodicimila vittime, senza contare le centinaia di migliaia di malati.

Ma cosa rende quella nebbia così letale? Per decenni la scienza non saprà rispondere. Poi, più di sessant’anni dopo, la risposta arriverà da lontano: dalla Cina del XXI secolo, con le sue metropoli soffocate dallo smog.

Un team guidato dal chimico Renyi Zhang, alla Texas A&M University, osserva i processi in corso a Pechino e Xi’an e scopre l’elemento mancante: il diossido di azoto, prodotto dalla combustione del carbone, che in ambiente umido trasforma l’anidride solforosa in acido solforico con una rapidità spaventosa.

La differenza fra la Cina odierna e la Londra del 1952 sta in un dettaglio: l’ammoniaca dei fertilizzanti neutralizza oggi almeno in parte l’acidità, rendendo la nebbia meno mortale. A Londra, invece, quella miscela era pura, corrosiva, inesorabile. Il risultato è stato la più grande catastrofe ambientale della storia europea contemporanea.

Il Grande Smog, oggi lo sappiamo con certezza, non è stato un incidente della natura, ma il prezzo pagato a un progresso cieco. Una trappola mortale che però ha prodotto al tempo anche un effetto positivo: dal disastro nacquero le prime leggi sull’aria, il Clean Air Act del 1956. Sono passati 70 anni e per Londra la situazione è migliorata. Per il pianeta un po' meno.

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