Pedro stava lì da secoli, seduto e con le braccia conserte, in attesa di qualcuno che buttasse giù la parete di roccia di quella piccola grotta.
Nelle montagne del Wyoming, a oltre duemila metri d’altitudine, nel giugno del 1934 due cercatori d’oro si aprono un varco nella caverna che stanno esplorando facendo esplodere il fondo cieco di un cunicolo. E si ritrovano in una piccola grotta, chiusa da secoli.
Al suo interno, su una sporgenza di pietra a poco più di settanta centimetri dal suolo, siede immobile una creatura mummificata, grande quanto una bambola. Sembra meditare, le braccia ripiegate sul petto, il volto rugoso e contratto.
La battezzano Pedro, la mummia delle San Pedro Mountains. Alta poco più di quindici centimetri da seduta, diventa presto leggenda. La drogheria del paese la espone in vetrina come curiosità, i cartelloni la pubblicizzano come “l’uomo più piccolo del mondo”.
Quando il rivenditore d’auto Ivan Goodman la compra, la rinchiude in una teca di vetro su base di legno e la porta in giro come un trofeo. A New York la mostra al celebre antropologo Harry Shapiro, che gli fa una serie di radiografie. Risultato, ossa complete, vertebre, cranio, costole. Non è un falso assemblato per fregare i gonzi, come si usa nei side show dei luna park, è una vera mummia.
Attorno a Pedro si accendono le più sfrenate fantasie: per molti è uno dei Nimeriga, i “piccoli uomini” maligni delle leggende native che vivono tra i monti e colpiscono a morte gli anziani malati.
Alcuni resoconti giornalistici sparano titoli a tinte pulp, raccontano di denti aguzzi e carne cruda ritrovata nello stomaco, e di fratture violente, come se fosse stato ucciso. Gli studiosi non danno peso a queste favole. La loro diagnosi parla di un neonato affetto da anencefalia, una malformazione che deforma cranio e volto fino a renderlo simile a un adulto in miniatura.
A rendere più fitto il mistero, negli anni ’50 Pedro sparisce nel nulla. Forse venduto, forse rubato, forse nascosto in qualche collezione privata: di lui restano solo fotografie ingiallite e i ricordi di chi lo vide dietro un vetro.
Qualche decennio dopo viene fuori una seconda mini mummia, “Chiquita”, stavolta mostrata in uno show televisivo; analizzata e datata al Cinquecento: la diagnosi non cambia, un altro neonato con la stessa malformazione.
Spiegazioni che non non riescono a cancellare l’aura di mistero: scienza e leggenda, razionalità e mito continuano a combattere la loro battaglia sotto lo sguardo antico di Pedro, che non è solo un reperto ritrovato e poi perduto, ma un enigma che resiste al tempo.
Nessun commento:
Posta un commento