martedì 30 settembre 2025

835 - LA DONNA DEL BOSCO


C'era un volta una ragazza che dormiva con una lince nel letto, passava le giornate con un corvo ladro e considerava una scrofa di nome Żabka la sua migliore amica. Sembra l'inizio di una fiaba, invece è tutto vero.

Simona Kossak ha vissuto per trent'anni nella foresta, ne ha fatto il proprio tetto e il proprio specchio. Non era una bizzarra eremita né una turista in cerca di avventure esotiche, ma una scienziata che ha scelto di passare la vita in una casa senza luce né acqua corrente, nascosta tra i faggi e le querce millenarie di Białowieża, in Polonia.

Simona nasce nel 1943 in una Cracovia occupata dai nazisti. Il suo è un cognome importante, racconta di una stirpe di pittori, poeti e scrittori. Lei, invece, preferisce fin da bambina tele di muschio e pennellate di vento.

Dopo aver terminato un brillante corso di studi di biologia all’Università Jagellonica e aver iniziato a lavorare presso l’Istituto di Ricerca sui Mammiferi, nei primi anni settanta, quando non ha ancora compiuto 30 anni, fa la scelta che cambierà la sua vita. Si trasferisce nella casa forestale di Dziedzinka, in mezzo alla foresta primordiale di Białowieża (oggi patrimonio dell'Unesco), al confine tra Polonia e Bielorussia.

Da sola? All'inizio sì, ma negli anni successivi Lech Wilczek deciderà di condividere la sua scelta e di essere suo compagno di vita nel bosco. E poi, attorno a lei, come una moderna Biancaneve, si raduna una piccola corte di zampe, piume e zanne.

La scrofa Żabka, raccolta cucciola, vivrà al suo fianco per 17 anni, fedele come un cane e orgogliosa di rubarle il posto sulla sedia. La lince Agatka, cresciuta a Dziedzinka, divide con lei persino il letto. E Korasek, il corvo cleptomane che sottrae cucchiai e monili a chissà chi e li porta in dono alla padrona, trasformando la capanna in un bazar di oggetti smarriti. Accanto a loro passano cervi e volpi, tassi e civette: la porta non è mai chiusa, il confine fra casa e foresta non esiste.

Il paese vicino la chiama “la strega del bosco”: non perché lanci incantesimi e sortilegi, ma perché per la gente è davvero capace di conversare con gli animali. La verità è più semplice e più rivoluzionaria: Simona ascolta. Guarda. Rispetta. Non studia la natura da una scrivania, la abita. Lavora all’Istituto di Ricerca sui Mammiferi e poi all’Istituto Forestale, ma il suo laboratorio è il sottobosco, la sua biblioteca il fruscio delle foglie.

Nonostante i riconoscimenti ufficiali — un dottorato, l’abilitazione accademica, persino la Croce d’Oro al Merito — Simona è un personaggio scomodo. Denuncia le trappole crudeli usate per catturare gli animali, si oppone ai tagli indiscriminati di alberi, non arretra davanti alle autorità forestali. Per questo è amata e temuta: una voce che non chiede permessi.

Eppure, nella rudezza di quella vita senza comfort moderni, riesce a custodire delicatezza: racconta storie alla radio, sorride ai turisti smarriti. Vive con intensità, senza maschere, fino al 2007, quando la donna del bosco se ne va e diventa leggenda. Libri, film e documentari raccontano la sua vita diversa. E lei continua a vivere nel volo improvviso di un corvo, nel passo silenzioso di un capriolo, nella luce che filtra tra gli alberi di Białowieża.



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