giovedì 6 febbraio 2020

309 - IL TRAFORO DI COLOMBANO




Sembra impossibile ma...
Un uomo solo scavando per 7 anni la roccia a colpi di martello e scalpello ha realizzato il Gran Pertus, un acquedotto nei monti della Val di Susa che dopo 5 secoli è ancora funzionante.

Colombano Romean nasce a Le Ramats in Piemonte nella seconda metà del Quattrocento, lavora nelle miniere della Provenza dove apprende le tecniche minerarie di scavo; quindi torna a casa. Il paese di Chiomonte lotta da sempre con la carenza d'acqua; serve un acquedotto che lo colleghi con l'assai meno arido versante della conca di Touilles. In passato sono stati fatti tentativi di aprire un varco, ma la perforazione della cresta rocciosa non è riuscita. Nel 1504 Exilles autorizza Chiomonte a scavare il tunnel nel proprio territorio. Passano più di 20 anni prima che le comunità trovino un accordo (in Val di Susa evidentemente i trafori non sono mai piaciuti...). Il 14 ottobre 1526 i lavori di scavo vengono affidati a Colombano, che ormai ha tra i 50 e i 55 anni; i committenti si impegnano a versargli 2 emine (46 litri) di buon vino (che pare gli piaccia parecchio) e un'emina di segala ogni mese di lavoro, più 8 emine di legumi l'anno. Il compenso è stabilito in 5 fiorini per ogni tesa (1,7 metri) di galleria eseguita. Al minatore devono essere forniti anche gli attrezzi necessari, una baracca, una botte e l'olio necessario per l'illuminazione della galleria. Il cibo verrà fornito dagli abitanti della Ramats: sarà il cane di Colombano a far la spola col villaggio e a portargli ogni giorno da mangiare. Il minatore ha a disposizione martello, mazza, piccone, cunei in ferro, e lampade a olio per illuminare la galleria. Il problema dell'aerazione lo risolve immettendo a forza l'aria con tubi di tela collegati a un mantice. Colombano lavora per 7 anni da aprile a ottobre avanzando con un ritmo di fra i 40 e i 60 centimetri al giorno.

Nel 1533 il Pertus è terminato: una galleria lunga 433 metri, larga fra 80 e 120 centimetri e alta da 1 a 2,5 metri, a un'altitudine tra i 2020 e i 2050. L’opera è tutt’oggi utilizzata per l'irrigazione dei campi, è in buon stato di conservazione, e sulla volta e lungo le pareti sono ancora visibili i segni delle lavorazioni. Sulla sorte di Colombano esistono due leggende: secondo una è stato avvelenato a fine lavori dai buoni abitanti di Chiomonte per evitare l’esborso della grossa somma dovuta; l'altra lo vede morire dopo una solenne sbornia. Ci piace pensare che sia vera la seconda.
 
 

 
 

 
 

 

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