Sembra
impossibile ma…
Questa
è una storia vera. La storia di un genio della truffa. Gregor
MacGregor nasce a Edimburgo nel 1786. Figlio di un capitano di
Marina, nel 1803 si arruola nella Royal Navy. Nel 1805 si sposa con
Mary Bowater, che muore pochi mesi dopo. Lui lascia la Scozia e serve
negli eserciti spagnolo e portoghese, quindi nel 1811 va in Venezuela
e partecipa col grado di colonnello alla liberazione del Paese. Nel
1820 torna a Londra e si presenta all’alta società come Cacicco
(sovrano) del Principato di Poyais, piccolo stato indipendente nella
baia di Honduras: 32400 km² di terra fertile e incontaminata abitata
da pochi coloni britannici e numerosi nativi, tutti di indole assai
pacifica. Un paradiso in terra, da lui civilizzato e retto attraverso
un governo democratico e un piccolo esercito. In breve MacGregor,
personaggio pittoresco dai modi signorili e la parlantina sciolta,
diventa il beniamino dei salotti inglesi, dove si presenta in alta
uniforme con la seconda moglie, la creola Josefa, e racconta
ammiratissimo le sue mirabolanti imprese.
Tutte
false, così come una sua invenzione è lo stato di Poyais. Nasce
così la prima, drammatica “Isola dei famosi”. MacGregor infatti
dopo aver aperto una sorta di ambasciata di Poyais nell’Essex, dove
vive nel lusso, “accetta” di portare sulla sua isola un certo
numero di coloni e investitori, cui vende a prezzi stracciati i
diritti su vasti appezzamenti di terreno. Nel 1822 pubblica anche una
guida di Poyais, 350 pagine scritte da un fantomatico capitano
Strangeways (!), che esalta i rapidi guadagni realizzabili sfruttando
le eccezionali risorse del territorio, già dotato di infrastrutture
e ricchissimo di miniere di oro e di argento. Inoltre, conclude il
libro, sull’isola non esiste il pericolo di malattie tropicali. In
breve imprenditori, banchieri, dottori, avvocati e ricchi
commercianti fanno la fila per salire sulle prime due navi in
partenza per i Caraibi. E quasi tutti cambiano ogni loro sterlina con
dollari di Poyais, cartastraccia stampata da MacGregor.
Due
navi con 240 aspiranti pionieri partono dai porti inglesi.
All’arrivo, trovata a fatica una rada dove attraccare, scendono
sull’isola. Che non è un paradiso, ma un inferno: non c’è
alcuna colonia, solo le rovine di un insediamento del secolo
precedente in mezzo a una giungla selvaggia, abitata da pochi nativi
ostili e da un paio di eremiti americani. Abbandonati lì dalle due
navi, i “naufraghi” guidati da Hector Hall, che avrebbe dovuto
essere il governatore, costruiscono rudimentali rifugi. Sono
disperati, litigano tra loro, in molti si rifiutano di cooperare, poi
le malattie tropicali fanno le prime vittime. Solo tre mesi dopo la
Mexigan Eagle, una nave di passaggio, li raccoglie per caso:
all’arrivo nell’Honduras Britannico il governatore li informa che
non esiste alcun luogo chiamato Poyais. Molti di loro, assai provati,
moriranno in ospedale. Altri tornano a casa senza una sterlina. Su
240 coloni partiti, solo 60 sbarcheranno a Londra. Da dove partirà
subito una flottiglia di vascelli per richiamare indietro cinque navi
cariche di coloni dirette a Poyais e partite nel frattempo.
A
Londra i giornali pubblicano la storia, ma nonostante tutto buona
parte dei sopravvissuti si rifiuta di credere che dietro la truffa ci
sia MacGregor, anzi lo difendono a spada tratta. Lui nel frattempo è
partito per Parigi, dribblando ogni problema. E in Francia pochi mesi
dopo ripropone la medesima truffa con tutta una serie di ingegnosi
varianti: Poyais ad esempio diventa una Repubblica, di cui lui è
Capo di Stato. Ha già rastrellato i soldi dei facoltosi clienti
quando i funzionari francesi si accorgono delle numerose richieste di
passaporto per una nazione di cui non hanno mai sentito parlare e
requisiscono il vascello in partenza da Le Havre. Segue un processo
in cui tutti i complici vengono condannati e incarcerati. MacGregor
no, viene assolto e rilasciato. Torna in Inghilterra, dove le acque
si sono calmate. E continua a vendere in varie città terreni
Poyaisiani: non organizza più spedizioni, si limita a fuggire coi
soldi in tasca. Nel 1839 si trasferisce in Venezuela dove chiede e
ottiene una consistente pensione per i servigi prestati. Muore a
Caracas nel 1845.
In
fondo è la storia di un uomo sfortunato: fosse nato 150 anni dopo
oggi sarebbe il premier perfetto, un grande Capo di Stato. Di
qualunque Stato.
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