Sembra
impossibile ma...
In
Sicilia c'è un paese che una volta l'anno ricostruisce il centro
storico con mura, archi, cupole e porte. Tutte fatte di pane.
Tra
le più suggestive tradizioni che accompagnano i riti della Settimana
Santa siciliana, c'è l'allestimento degli Archi di Pane a San Biagio
Platani, borgo contadino dell’entroterra agrigentino. Nei
secoli scorsi le città dell'isola per accogliere sovrani e nobiltà
dopo importanti vittorie erigevano porte e archi di trionfo. San
Biagio, paese piccolo (mille abitanti) e povero non poteva
permettersi opere di marmo. Così nacque l'idea di usare canne, rami
di salice e agave per le strutture portanti, il pane come cemento e
tutto ciò che offre la natura (cereali, datteri, asparagi, alloro,
rosmarino e ancora pane lavorato ad arte) come decorazioni. Quando
poi, a inizio 700, la gente non fu più costretta a manifestazioni di
benvenuto per le autorità, la tradizione rimase assumendo
un significato religioso.
La
preparazione inizia qualche mese prima, ogni anno viene cambiata
l’estetica del corso; resta invariata invece la struttura
architettonica, con l’entrata dall'arco che si apre sul viale
principale che rappresenta la facciata di una chiesa, il viale la
navata, e l’arco opposto all’entrata l’abside. Il paese è
diviso in due confraternite, Madunnara e Signurara, l'obiettivo è
inventare nuove decorazioni, originali ricche e fastose per
accogliere il Cristo risorto e Maria. Ogni confraternita allestisce
una metà del corso e i lavori, che impegnano tutto il paese, si
concludono la notte del sabato santo. Gli
Archi di Pasqua sono ufficialmente pronti la mattina di Pasqua. Portali,
cupole e campanili resteranno esposti nelle settimane seguenti, poi i
più belli saranno conservati al Museo degli Archi.
Qualcosa
di simile succede nella lontana Mitchell, cittadina del South Dakota,
dove ogni anno a fine agosto viene riedificato un grande edificio
pubblico, il Corn Palace, e le architetture di altri edifici del
centro. Solo che qui invece del pane usano il granturco.
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