giovedì 30 gennaio 2020

294 - L'ADAGIO DEI MISTERI

 

Sembra impossibile ma...

L'Adagio in sol minore di Tomaso Albinoni, una delle composizioni classiche più famose del diciottesimo secolo, non è stato composto nel 1708 dal celebre musicista veneziano, ma nel 1958 dal musicologo Remo Giazotto.

L'ultima parola sulla vicenda, per molti versi misteriosa, non è stata ancora detta, ma la critica è ormai concorde sul fatto che l'Adagio sia in larghissima parte se non del tutto una creazione di Giazotto, che invece aveva fatto credere di averlo ricostruito in base ad alcuni frammenti di Albinoni da lui ritrovati. Le cose sono andate così.

Albinoni, nato a Venezia nel 1671, è una figura atipica fra i musicisti della sua epoca e non solo: ricco di famiglia, suona per passione e divertimento, e non essendo iscritto alla Corporazione dei Musicisti non può tenere esibizioni pubbliche. Compositore molto apprezzato anche all'estero, ama riamato la città di Dresda: lascerà in eredità agli archivi della Biblioteca Nazionale Sassone della città tedesca le partiture di diverse opere inedite. Facciamo un salto di quasi tre secoli: anno 1945, gli anglo-americani bombardano a tappeto Dresda. In tre giorni muoiono decine di migliaia di persone e della città non rimane pietra su pietra. La biblioteca è rasa al suolo, e le partiture delle opere di Albinoni finiscono in cenere come 200.000 altri capolavori del passato. 

A fine 1945 arriva a Dresda Remo Giazotto. Nato a Roma nel 1910, è fra i maggiori esperti di Albinoni, e sta cercando di ricostruire il catalogo delle sue opere. Ha rintracciato da poco le partiture della biblioteca tedesca, ma arriva in ritardo di pochi mesi. Al ritorno in Italia, sostiene di aver però ritrovato e copiato 6 frammenti di melodia di Albinoni accompagnati da un “basso numerato” nella tonalità di Sol minore. Dopo anni di lavoro, conclude che fossero parte dell' Opera 4 del Maestro veneziano, e nel 1958 pubblica per la Ricordi il frutto della sua minuziosa ricostruzione: l’Adagio in Sol minore per archi e organo. Che ha un successo universale.

Giazotto muore nel 1998, e lo stesso anno un gruppo di ricercatori va a Dresda in cerca dei frammenti originali della melodia. Ma non trova niente: semplicemente non esistono, c'è solo la partitura del basso di accompagnamento. Si inizia ad indagare e si accerta che al tempo di Albinoni nessuno conosceva l'Adagio, e anche in seguito non ne esiste alcuna citazione, né sembra sia stato mai eseguito. Insomma, l'Adagio di Albinoni l'ha scritto Giazotto. 

Perché? Le opinioni si dividono: secondo alcuni lo studioso avrebbe "completato" la partitura del musicista settecentesco, prassi tutt'altro che insolita in caso di ritrovamento di testi incompleti; per altri avrebbe scritto ex novo l'intera partitura partendo (forse) da un frammento di poche note (le quattro battute di basso discendente che aprono il pezzo) peraltro assai comuni nella musica barocca, realizzando "una bella composizione in stile tardoromantico-novecentesco, molto morriconiana e in stile da colonna sonora di film, che nulla ha a vedere col povero Albinoni" (F.M. Sardelli). Ma qual era lo scopo finale di questa complessa operazione, peraltro perfettamente riuscita? Più che per denaro o per fama la maggioranza degli addetti ai lavori pensa a una magnifica beffa al mondo accademico.




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