venerdì 8 maggio 2020

489 - L'IRONIA DEL SANTO




Sembra impossibile ma…
Ci sono personaggi storici che in punto di morte riescono a pronunciare frasi destinate a diventare celebri, e a mantenere di fronte al momento estremo un distacco e una lucidità straordinarie. Almeno, se tutto ciò che raccontano i libri di storia corrisponde a verità, visto che le fake news, seppure con nomi diversi, sono sempre esistite. Detto questo, il Nobel per senso dell’umorismo e ironia lo assegnerei a San Lorenzo. Ok, le fonti risalgono a 1700 anni fa, ma la principale è un altro santo, quell’Ambrogio oggi così popolare in Padania: se si fanno le bucce a lui, perché dar credito alle ultime parole di Socrate, Giulio Cesare o anche di Gesù?

Laurentius, che poi diventerà San Lorenzo, nasce nel 225 a Osca (l’attuale Huesca) in Spagna, ai piedi dei Pirenei. Compie gli studi umanistici e teologici a Saragozza, allievo del futuro papa Sisto II. Fra i due nasce un’amicizia, e pochi anni dopo lasciano insieme Saragozza e si trasferiscono a Roma. Nel 257, il 30 agosto, Sisto viene eletto Papa (o meglio, vescovo di Roma): un pessimo momento per salire sul soglio pontificio, visto che negli stessi giorni l’imperatore Valeriano riavvia le persecuzioni, e nell’agosto del 258 con un editto ordina che tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi siano messi a morte. Sisto nomina 7 arcidiaconi. Uno di questi è Lorenzo, cui affida la responsabilità delle attività caritative, di cui beneficiano 1500 fra poveri e malati. II 6 agosto del 258 il Papa viene giustiziato insieme a 4 dei suoi diaconi.

Il 10 agosto a Lorenzo viene intimato di consegnare tutti i beni mobili della chiesa. E qui il primo colpo di coda: lui si presenta al prefetto seguito da poveri, malati e storpi: “Ecco i nostri beni mobili – dice - sono tesori eterni, e non diminuiscono mai, anzi crescono». Il prefetto non la prende bene: anziché alla decapitazione, che era già sicura, lo condanna ad essere arrostito su una graticola ardente. Ed eccoci alle ultime parole: steso sulla grata con le fiamme che gli mangiano le carni, Lorenzo si rivolge ai suoi aguzzini e dice: “Assum est… versa et manduca”. Ovvero “Da questa parte sono cotto, girami dall’altra e poi mangiami”. Un'uscita di scena così, neanche i Monty Python! La palma dello humour nero però spetta a chi nella Chiesa decide sulle categorie che i santi dovranno proteggere: sapete di chi è patrono, fra l'altro, San Lorenzo? Dei cuochi e dei rosticceri...

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