giovedì 11 giugno 2020

580 - LO STRATAGEMMA DI HASTEIN




Sembra impossibile ma…
Il grande condottiero vichingo Hastein dopo aver sottomesso grazie a una trovata astuta e sleale l’ennesima città, si arrabbiò tantissimo quando, vantandosi di aver conquistato la capitale del mondo, capì dagli sguardi perplessi degli interlocutori di non essere sbarcato a Roma, ma nella ben più modesta Luni, fra Toscana e Liguria.

La straordinaria vicenda guerresca di Hastein, danese probabilmente figlio di Ragnarr Loðbrók, si sviluppa fra l’843, anno in cui attacca il regno Franco, e l’896, quando il suo esercito si disperde nell’Anglia Orientale. In questi anni il capo vichingo, descritto come "feroce, potentemente crudele e selvaggio, ostile, cupo, truculento, oltraggioso, pestifero e inaffidabile, volubile e senza legge" mette a ferro e fuoco con le sue sanguinose scorrerie le coste di mezza Europa e del nord Africa. Uno dei più famosi raid nel Mediterraneo (859-862), condotto con Björn Ragnarsson e 62 navi partite dalla Loira, dopo aver devastato Algeciras, diversi Califfati arabi, le Baleari, Narbona, Nîmes ed Arles, lo vede arrivare davanti a Luni. Che lui, spietato guerriero ma scarsino in geografia, crede essere Roma. “I signori della città – racconta Dudone di Saint Quentin nella sua Historia Normannorum - terrorizzati dal pauroso assalto, la fortificarono con molti uomini armati. Il blasfemo Hastein, giudicando che la città non poteva essere catturata da tutte le armi del mondo, escogitò il più abominevole degli inganni”.

Inviò dei messaggeri che dissero di non essere lì per “saccheggiare la città con la spada, né per caricare bottini nelle nostre barche. Il nostro signore, indebolito e riempito di molto dolore, vuole essere redento da voi attraverso la fonte che dà la salvezza, e diventare cristiano. E se lui dovesse, in questa infermità, cadere in preda alla morte, vorrebbe essere sepolto in questa città”. Così il condottiero, apparentemente debole e malato, viene battezzato, e vichinghi e cristiani festeggiano insieme. Il giorno dopo arriva la notizia che Hastein è morto. Le porte della città si spalancano per il solenne funerale. Hastein è nella bara con tutte le sue armi, come si conviene ad un capo. “Il prelato ordinò che il corpo venisse portato avanti per la sepoltura. Hastein allora saltò giù dalla bara e trasse la spada lampeggiante dal fodero, massacrò il prelato, il conte e il clero che se ne stava in piedi indifeso nella chiesa”. Ed è qui che Hastein scopre di non essere il nuovo re di Roma. Allora sì, che si arrabbia davvero: “I pagani bloccarono le porte del santuario, in modo che nessuno potesse fuggire. Poi la loro frenesia macellò i cristiani indifesi”. Quando le navi vichinghe riprendono il mare, Luni non esiste più.
 
 

 
 
 


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