Sembra
impossibile ma…
Il
grande condottiero vichingo Hastein dopo aver sottomesso grazie a una
trovata astuta e sleale l’ennesima città, si arrabbiò tantissimo
quando, vantandosi di aver conquistato la capitale del mondo, capì
dagli sguardi perplessi degli interlocutori di non essere sbarcato a
Roma, ma nella ben più modesta Luni, fra Toscana e Liguria.
La
straordinaria vicenda guerresca di Hastein, danese probabilmente
figlio di Ragnarr Loðbrók, si sviluppa fra l’843, anno in cui
attacca il regno Franco, e l’896, quando il suo esercito si
disperde nell’Anglia Orientale. In questi anni il capo vichingo,
descritto come "feroce, potentemente crudele e selvaggio,
ostile, cupo, truculento, oltraggioso, pestifero e inaffidabile,
volubile e senza legge" mette a ferro e fuoco con le sue
sanguinose scorrerie le coste di mezza Europa e del nord Africa. Uno
dei più famosi raid nel Mediterraneo (859-862), condotto con Björn
Ragnarsson e 62 navi partite dalla Loira, dopo aver devastato
Algeciras, diversi Califfati arabi, le Baleari, Narbona, Nîmes ed
Arles, lo vede arrivare davanti a Luni. Che lui, spietato guerriero
ma scarsino in geografia, crede essere Roma. “I signori della città
– racconta Dudone di Saint Quentin nella sua Historia Normannorum -
terrorizzati dal pauroso assalto, la fortificarono con molti uomini
armati. Il blasfemo Hastein, giudicando che la città non poteva
essere catturata da tutte le armi del mondo, escogitò il più
abominevole degli inganni”.
Inviò
dei messaggeri che dissero di non essere lì per “saccheggiare la
città con la spada, né per caricare bottini nelle nostre barche. Il
nostro signore, indebolito e riempito di molto dolore, vuole essere
redento da voi attraverso la fonte che dà la salvezza, e diventare
cristiano. E se lui dovesse, in questa infermità, cadere in preda
alla morte, vorrebbe essere sepolto in questa città”. Così il
condottiero, apparentemente debole e malato, viene battezzato, e
vichinghi e cristiani festeggiano insieme. Il giorno dopo arriva la
notizia che Hastein è morto. Le porte della città si spalancano per
il solenne funerale. Hastein è nella bara con tutte le sue armi,
come si conviene ad un capo. “Il prelato ordinò che il corpo
venisse portato avanti per la sepoltura. Hastein allora saltò giù
dalla bara e trasse la spada lampeggiante dal fodero, massacrò il
prelato, il conte e il clero che se ne stava in piedi indifeso nella
chiesa”. Ed è qui che Hastein scopre di non essere il nuovo re di
Roma. Allora sì, che si arrabbia davvero: “I pagani bloccarono le
porte del santuario, in modo che nessuno potesse fuggire. Poi la loro
frenesia macellò i cristiani indifesi”. Quando le navi vichinghe
riprendono il mare, Luni non esiste più.
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