venerdì 12 giugno 2020

590 - L'UNICO ANELLO



Sembra impossibile ma…
Quello che Tolkien chiama “Unico anello”, il magico oggetto al centro dei suoi capolavori Lo Hobbit e Il Signore degli anelli, esiste davvero. Per imboccare il ponte che collega il mondo della fantasia con la realtà, bisogna fare un salto indietro nel tempo di 1700 anni.

Quarto secolo dopo Cristo. Silvianus, cittadino romano residente nel sud della provincia di Britannia, utilizza come sigillo un grosso anello d’oro: pesa 12 grammi, e può essere indossato solo con un guanto, a meno che il padrone non abbia dita enormi. Un giorno l’anello sparisce, ma Silvianus sa chi l’ha rubato: un certo Senicianus. Contro di lui scaglia una maledizione, e la affida, con una pratica magica non rara al tempo, a una tavoletta in rame, dove incide su lamine di piombo la scritta “Per il dio Nodens. Silvianus ha perso un anello e ha donato metà del suo valore a Nodens. Non sia concessa la salute a tutti coloro che si chiamano Senicianus fino a che l’anello non sarà riportato al tempio di Nodens”.

Bisognerà aspettare 15 secoli perché un contadino ritrovi l’anello d’oro in un campo vicino a Silchester nell’Hampshire. L’anno è il 1785. Lo venderà alla famiglia Chute, proprietari terrieri nella vicina Vyne. Spostiamoci a Lydney, Glouchestershire, a 130 chilometri da Silchester; siamo nel 1929, e nel sito archeologico di Dwarf’s Hill (collina dei nani) l’archeologo sir Mortimer Wheeler durante gli scavi del tempio romano di Nodens scopre la tavoletta con cui Silvianus lanciò la maledizione contro il “portatore dell’anello”. Sul significato del testo Wheeler si consulta con un amico linguista docente all’università di Oxford: J.R.R. Tolkien. I due parlano a lungo e dettagliatamente dell’anello e del suo anatema, e lo scrittore, che per le sue storie si ispirerà spesso a fatti storici, è molto incuriosito.

L’anello di Silvianus oggi è proprietà del National Trust inglese, esposto nella “Ring room” di Vyne insieme a una prima edizione di “Lo Hobbit” e a una copia della maledizione. Con il placet della Tolkien Society, e la convinzione che quel cerchietto d’oro sia il seme da cui è germogliata la saga fantasy più famosa al mondo.
 
 
 

 
 
 
 

 




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