Sembra
impossibile ma…
Quello
che Tolkien chiama “Unico anello”, il magico oggetto al centro
dei suoi capolavori Lo Hobbit e Il Signore degli anelli, esiste
davvero. Per imboccare il ponte che collega il mondo della fantasia
con la realtà, bisogna fare un salto indietro nel tempo di 1700
anni.
Quarto
secolo dopo Cristo. Silvianus, cittadino romano residente nel sud
della provincia di Britannia, utilizza come sigillo un grosso anello
d’oro: pesa 12 grammi, e può essere indossato solo con un guanto,
a meno che il padrone non abbia dita enormi. Un giorno l’anello
sparisce, ma Silvianus sa chi l’ha rubato: un certo Senicianus.
Contro di lui scaglia una maledizione, e la affida, con una pratica
magica non rara al tempo, a una tavoletta in rame, dove incide su
lamine di piombo la scritta “Per il dio Nodens. Silvianus ha perso
un anello e ha donato metà del suo valore a Nodens. Non sia concessa
la salute a tutti coloro che si chiamano Senicianus fino a che
l’anello non sarà riportato al tempio di Nodens”.
Bisognerà
aspettare 15 secoli perché un contadino ritrovi l’anello d’oro
in un campo vicino a Silchester nell’Hampshire. L’anno è il
1785. Lo venderà alla famiglia Chute, proprietari terrieri nella
vicina Vyne. Spostiamoci a Lydney, Glouchestershire, a 130 chilometri
da Silchester; siamo nel 1929, e nel sito archeologico di Dwarf’s
Hill (collina dei nani) l’archeologo sir Mortimer Wheeler durante
gli scavi del tempio romano di Nodens scopre la tavoletta con cui
Silvianus lanciò la maledizione contro il “portatore dell’anello”.
Sul significato del testo Wheeler si consulta con un amico linguista
docente all’università di Oxford: J.R.R. Tolkien. I due parlano a
lungo e dettagliatamente dell’anello e del suo anatema, e lo
scrittore, che per le sue storie si ispirerà spesso a fatti storici,
è molto incuriosito.
L’anello
di Silvianus oggi è proprietà del National Trust inglese, esposto
nella “Ring room” di Vyne insieme a una prima edizione di “Lo
Hobbit” e a una copia della maledizione. Con il placet della
Tolkien Society, e la convinzione che quel cerchietto d’oro sia il
seme da cui è germogliata la saga fantasy più famosa al mondo.
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