venerdì 12 giugno 2020

594 - LA GUERRA DEL CALCIO




Sembra impossibile ma…
Una sfida calcistica è diventata una battaglia, e pretesto per un breve ma violento conflitto passato alla storia come “la guerra del calcio”. Nel 1969 si giocano le qualificazioni per i mondiali dell’anno successivo in Messico. Honduras ed El Salvador vincono i rispettivi gironi e si sfidano in semifinale. La rivalità è molto accesa; inoltre in quei mesi la tensione fra i due Paesi è alta per motivi politici.

L’andata. L'8 giugno a Tegucigalpa i tifosi locali accolgono male la nazionale avversaria. La notte prima della partita, centinaia di persone assediano l’hotel che ospita i calciatori e impediscono loro di dormire urlando e lanciando sassi. Il giorno dopo il pullman che li trasporta all’Estadio Nacional viene assalito e le gomme vengono tranciate. In un clima tesissimo e intimidatorio l’Honduras va a segno a un minuto dal termine: finisce 1-0. In Salvador una ragazza di 18 anni figlia di un generale vede la partita in tv e per la rabbia e la delusione si spara al cuore con una pistola. Di colpo diventa un’eroina e la folla che segue i funerali di Stato giura vendetta.

Il ritorno. Il 15 giugno a San Salvador la prevedibile notte in bianco per la nazionale honduregna si trasforma in un incubo. Le finestre dell’hotel vanno in frantumi per una fitta sassaiola, il lancio di uova marce, topi morti e anche bombe artigianali costringe la squadra a rifugiarsi sul tetto dell’albergo, un giovane accompagnatore viene lapidato. All’alba la polizia conduce i calciatori a gruppetti in luoghi più sicuri; nel pomeriggio poi saranno trasportati fino allo stadio all’interno di carri armati dell’esercito. Durante l’inno honduregno, in un frastuono infernale la bandiera viene bruciata e i pochi fans in trasferta aggrediti: due saranno uccisi, gli altri feriti. Finisce 3-0 per El Salvador, gli ospiti, terrorizzati, sono già contenti di aver salvato la pelle. Visto che la differenza reti non conta, si va allo spareggio.

La bella. Il 27 giugno lo stadio Azteca di Città del Messico è gremito da migliaia di tifosi dei due Paesi, sorvegliati da 5000 poliziotti. Le tifoserie si scontrano già dentro lo stadio, e l’arbitro riesce a fatica a governare il match: dopo 90 minuti di battaglia in campo e sugli spalti è ancora parità: 2-2. Si va ai supplementari. Altri 30 minuti di scontri, El Salvador trova un gol contestatissimo e vince: 3-2. Il quartiere intorno all’Azteca per alcune ore è un campo di battaglia, morti e feriti non si contano. La sera stessa il governo dell'Honduras rompe le relazioni diplomatiche con El Salvador. Nei giorni successivi espelle 300.000 immigrati salvadoregni. Il 14 luglio viene dichiarata la guerra. Durerà solo 100 ore, ma sarà uno dei conflitti più sanguinosi del dopoguerra: 6000 i morti, 15000 i feriti.
 

 
 

 
 

 
 
 

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