martedì 25 agosto 2020

727 - L'ULTIMO DRAGO DEL MEDIOEVO

 

Sembra impossibile ma...

Nel 1488 il conte Guido Sforza uccise un drago. Il cranio del mostro è conservato nel convento della Selva a Santa Fiora, sul monte Amiata. Ringrazio Luigi Garlaschelli per la segnalazione e vado a far risorgere creature che sopravvivono solo nella nostra fantasia.

La storia è un classico: il terribile drago infesta i boschi dell'Amiata, Guido salta in sella al suo destriero, lo scova, lo trafigge con la lancia e porta a casa la testa come trofeo. Oggi la parte superiore del teschio, lunga oltre 40 centimetri, è esposta in una teca nel convento toscano; l'altra metà, donata alla Chiesa romana di Trinità dei Monti è andata dispersa. Ma ciò che resta è bastato al professor John Thor-Bjarnarson della Wildlife Conservation Society of Florida per identificare l'animale da cui proviene: un grosso coccodrillo del Nilo. Che ci faceva sull'Amiata? Questo è il vero mistero. Chissà se Guido Sforza ha davvero ucciso il rettile o si è inventato tutta la storia. Che ne ricorda da vicino un'altra: vi dice niente San Giorgio?

Per lui il conte Guido professava una vera venerazione: pare che intorno al 1475 sia stato lui a donare alla cittadina di Varzi una reliquia proveniente dal braccio destro del santo. In più secondo la leggenda dell'Amiata ad aiutarlo ad uccidere il drago sarebbe stato un nobile cavaliere di nome Giorgio. Insomma, il conte Sforza per passare alla storia si è ispirato al suo idolo, il più famoso uccisore di draghi. Che fra l'altro non era tale: storicamente infatti San Giorgio è un soldato romano vissuto in Palestina nella seconda metà del II secolo dopo Cristo; il suo rifiuto di adorare gli dei pagani gli costa il martirio. Pochi anni dopo, nel 313, Costantino dichiara la libertà di culto. Il primo imperatore cristiano ama farsi ritrarre in vesti militari mentre trafigge un serpente, simbolo del paganesimo. L'immagine diventa una vera icona, viene riprodotta ovunque. Anche sulla tomba di San Giorgio, a Lydda (l'attuale Lod in Israele); nasce da lì e si consolida nel XII secolo la credenza che quell'immagine col cavaliere che uccide il mostro raffiguri il santo.

Il mito dell'eroe che abbatte il drago ha origini antichissime e compare in tutte le culture: in occidente come essere malefico, in Oriente come creatura portatrice di fortuna e bontà: non a caso in Cina è da sempre il simbolo della famiglia imperiale. Il termine deriva dal greco drakon, serpente. Nella mitologia compaiono fra gli altri il drago Ladone, padre delle Esperidi, ucciso da Eracle, e il serpente Pitone ucciso da Apollo; Omero cita un serpente alato con vista acuta, agilità di aquila e forza di leone, e un drago sorveglia il Vello d'oro degli argonauti. Nell'antica Roma compare nella Historia Naturalis di Plinio e nella favola “La volpe e il drago” di Fedro. Nell'Apocalisse di San Giovanni il diavolo è un enorme drago rosso con sette teste e dieci corna; in seguito si mescolano leggende arabe, assire e egiziane, e un bassorilievo di arte copta del VI secolo raffigura il dio egiziano Horus a cavallo, che uccide con una lunga lancia un coccodrillo, simbolo di Seth, dio del male: a parte la testa di falco di Horus, l'immagine è identica a quelle di San Giorgio. Da qui in poi la leggenda diventa virale, coi draghi che aumentano di dimensione, prendono le ali e sputano fuoco, e il cavaliere salva la fanciulla e lo uccide: è nato un archetipo.

All'origine delle leggende nei vari luoghi ci sono spesso eventi reali, come il ritrovamento di fossili di dinosauro. Per restare in Italia, la credenza che il Tarantasio del Lago Gerundo (che merita una storia a parte) ammorbi l’aria col suo alito venefico con ogni probabilità nasce dal fatto che la zona paludosa è un calderone di esalazioni dovute alla presenza nel sottosuolo di metano e idrogeno solforato; anche il drago Tiro a Terni e quello di Terravecchia in Calabria vivono in un acquitrini malsani, e chi si ammala e muore per aver respirato il loro fiato pestilenziale è in realtà vittima della malaria, mentre l'isola su cui sbarca Giulio d'Orta nel lago omonimo più che da un drago era infestata da serpenti. E poi la Mandragola, lo Scultone, il drago di Belverde, quello di Fornole e altri 100 mostri, tutti sterminati da santi, papi e figure sacre. La storia di Guido Sforza del 1488 chiude il ciclo, 4 anni dopo inizia l'evo moderno. Per rivedere i draghi in azione bisognerà aspettare lo Smaug di Tolkien o i Viserion, Rhaegal e Drogon di Daenerys.

Guarda i due spettacolari video con la storia delle leggende sui draghi.

 



2 commenti:

  1. Ciao, sono su smartphone e non vedo nessun video.

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  2. Ciao. Su Smartphone vai in fondo alla pagina e clicca "Visualizza versione web". In fondo a ogni post nella versione web trovi i video. Buona visione.

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