Ultimi giorni del 1900, un gruppo di pescatori di spugne dell’isola di Simi, in Grecia, ripesca dalle profondità del tempo una strana scatola piena di rotelle e ingranaggi. E dà vita ad un enigma ancora non del tutto risolto.
Quel giorno nelle acque di Anticitera è Elias Stadiatos che riporta su quel reperto di bronzo verdastro, corroso da secoli di abbandono che si rivelerà il cuore spezzato di un congegno antico quanto l’ambizione umana. Lo chiameranno il Meccanismo di Anticitera. Solo decenni dopo si capirà cos'è: una macchina capace di misurare il tempo e i cieli.
Una calcolatrice astronomica, larga quanto un libro e spessa quanto un mattone, composta da decine di ingranaggi dentati, tutti connessi, tutti armonizzati. Risale al secondo o forse al primo secolo avanti Cristo, all’epoca in cui Roma espandeva il suo impero e la Grecia sembrava aver già detto tutto ciò che aveva da dire.
Incredibilmente, per anni viene ignorato, rimosso dalla teca del Museo Archeologico di Atene, catalogato come un pezzo “da fondo”. E' solo grazie a Derek de Solla Price, fisico inglese, che il meccanismo riceve l’attenzione che merita.
A partire dagli anni Cinquanta, con pazienza ossessiva, Price lo studia, lo fotografa ai raggi X, cerca modelli e analogie. Conclude che l'oggetto è troppo avanti per la sua epoca, che il mondo non vide niente del genere nei secoli successivi alla sua costruzione, almeno fino ai meccanismi degli orologiai di Norimberga.
Cosa sappiamo oggi dopo oltre un secolo dal ritrovamento, dopo anni di studi meticolosi con tecnologie sempre più sofisticate, analisi a raggi X, tomografia 3D e modellazione meccanica?
Sappiamo che il meccanismo è composto da una complessa serie di ingranaggi in bronzo contenuti in una cassa lignea (oggi perduta). Si tratta di ingranaggi epicicloidali e differenziali, tecnologie che si credevano apparse solo nel tardo Medioevo. La loro presenza nel II o I secolo a.C. è a dir poco sorprendente.
Sappiamo che il dispositivo serviva a calcolare le fasi lunari e le posizioni del Sole e della Luna, a prevedere le eclissi, a segnalare i cicli di Venere e Saturno, ad allineare i calendari lunare e solare in un ciclo di 19 anni, ad indicare le date dei Giochi Olimpici e altri eventi panellenici. Il tutto in quel minuscolo teatro meccanico.
Cosa invece non sappiamo del Meccanismo di Anticitera? Ancora oggi, nessuno sa con certezza chi lo abbia progettato né a cosa servisse. Era un dono? Uno strumento didattico? Un simbolo di prestigio per aristocratici? Un calendario astronomico portatile?
Si stima che il meccanismo completo contenesse oltre 60 ingranaggi, ma ne sono stati recuperati solo 30. A cosa servivano quelli perduti? Anche le ipotesi sulle funzioni planetarie sono ancora controverse. Circa 3.500 caratteri greci sono stati decifrati sul meccanismo, ma si pensa che in origine ve ne fossero oltre 15.000. Molte frasi sono parzialmente leggibili o ambigue, alcuni dettagli sulle funzioni del congegno sono ancora ipotetici.
Infine non sappiamo la risposta all'enigma più grande di tutti: il livello di miniaturizzazione e precisione meccanica è talmente avanzato che non esistono altri oggetti simili noti nell’antichità. Nessuna catena di trasmissione tecnologica è documentata: è un'invenzione isolata nel suo tempo. È come se ci fosse un’intera civiltà tecnologica perduta, o almeno una filiera artigianale d’élite della quale non è sopravvissuto nient’altro.
Insomma, il meccanismo di Anticitera sembra essere troppo avanti per esser stato concepito e compreso dai contemporanei. Questo è il vero mistero per gli uomini del terzo millennio.
(Nella foto, sopra il meccanismo originale, sotto una ricostruzione)
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