giovedì 3 luglio 2025

777 - LA MUSA INQUIETANTE

 


A Città del Messico, quando il sole cade a picco su Avenida Insurgentes e i passi della gente fanno eco tra le ombre lunghe del pomeriggio, qualcuno ancora ricorda quel nome come un sussurro ribelle: Nahui Olin. Ma pochi sanno che dietro quel nome, che in lingua nahuatl significa “movimento perpetuo”, “forza cosmica” c’era una donna in carne e sogni: Carmen Mondragón.

Nata nel 1893 in una famiglia di élite – figlia del generale Mondragón, l’uomo che brevettò l’omonimo fucile automatico – Carmen cresce tra Parigi e Città del Messico. Parla cinque lingue, suona il piano, studia arte. Ma soprattutto, rifiuta ogni forma di gabbia.

Bella di una bellezza luminosa, due occhi verdi in un volto che lo vedi una volta e non lo dimentichi più, la sua sola presenza basta a mettere in subbuglio i caffè letterari della capitale.

Tornata in Messico all’inizio degli anni Venti, lascia il marito, un pittore basco tradizionalista, dopo aver scoperto che la tradisce. E' allora che Carmen muore, e nasce Nahui Olin. Una donna nuova, tutta da inventare, con un'unica certezza: non vuol più chiedere permesso a nessuno.

Diventa musa e amante del pittore Dr. Atl (Gerardo Murillo), uno dei padri del muralismo messicano. Le sue forme entrano nei quadri come colpi di pennello violenti, carnali. Ma Nahui non è solo un corpo da idolatrare: scrive poesie impudenti, dipinge donne nude senza vergogna né veli, filosofa sulla libertà femminile quando il termine "femminismo" ancora non ha alcun senso nei salotti borghesi.

Sarà compagna di ribellione di Modotti, di Siqueiros, di Diego Rivera. E sarò lei – non Frida – la prima a spezzare il binomio “o musa o artista”. Sarà entrambe. Fino all’eccesso.

Amerà molto, e molto sarà amata. Ma sempre a modo suo. Scriverà: “L’amore che ho vissuto non me lo può togliere nessuno, neppure tu”. Neppure la morte. Neppure la follia.

Quando il dottor Atl la lascia, qualcosa in lei si incrina. Continua a dipingere, a scrivere, ma le sue opere vengono ignorate. Muoiono uno a uno i suoi amori, i suoi compagni di rivoluzione, i suoi ideali.

Negli anni '50 si aggira come un fantasma nei giardini di Chapultepec, parlando da sola tra le aiuole, vestita ancora coi fiori nei capelli. Nel 1961 il poeta Homero Aridjis si ferma per strada davanti a una stracciona che vende per pochi centavos vecchie cartoline: due occhi verdi in un volto che lo vedi una volta e non lo dimentichi più. Sulle cartoline una ragazza giovane, bellissima e nuda. Nessuno la riconosce. Nessuno, tranne lui.

Carmen Mondragón muore nel 1978, sola e dimenticata. Nahui Olin, la forza cosmica, il movimento perpetuo, donna libera, artista irregolare, fiamma pura e travolgente, continua a vivere.

776 - IL FIUME SOTTO IL DESERTO

 


Nel cuore arido della Persia 2700 anni fa antichi ingegneri costruirono un capolavoro di ingegneria idraulica: un fiume sotterraneo lungo oltre 33 chilometri. E quel fiume scorre ancora oggi.

Si chiama Qanat di Gonabad il sistema sotterraneo che si allunga sotto il deserto per 33.113 metri, collegato alla superficie da 427 pozzi. Costruito fra il 700 e il 500 a.C, continua a fornire l'acqua a circa 40 000 persone anche ai giorni nostri.

Scavato con una pendenza dolce, il Qanat intercetta falde d’acqua montane e sfrutta la gravità per farla fluire senza l'ausilio di pompe. I pozzi verticali, distanziati ogni 20–30 metri, servono per evacuare materiale, ossigenare l’aria e permettere la manutenzione. Alcuni superano i 300 metri di profondità, con il pozzo principale che raggiunge circa 360 metri.

Ma la meraviglia non s’arresta qui. Già nel V secolo a.C. – e giù fino al 328 a.C. –, vengono infatti introdotti singolari strumenti di “giustizia idrica”: gli orologi ad acqua, detti fenjān. Un boccale con un minuscolo foro galleggia in una vasca; appena pieno, affonda: è il segnale temporale per misurare l’erogazione equa tra gli agricoltori . Da sempre la figura del mirʾāb, il custode del fenjān, è altamente rispettata: conta ogni immersione in un edificio predisposto.

Questo equilibrio tra scienza e diritto agrario avrà effetti straordinari: deserti spettrali si tramutati in campagne rigogliose e città come Yazd, Isfahan, Kashan, e soprattutto Gonabad, che per secoli hanno prosperato grazie a queste risorse. E fin dai tempi di Dario I chi costruiva o restaurava un qanat godeva di esenzioni fiscali per cinque generazioni.

Le strutture del Qanat di Gonabad sono talmente equilibrate da permettere, in certe stagioni, di sfruttare il flusso sotterraneo per raffreddare le abitazioni attraverso antichi sistemi di raffreddamento passivo . Alcune zone – come Turpan in Cina o le foggara nordafricane – hanno ripreso questa tecnologia, ma senza mai raggiungere l’estensione e la complessità persiana originaria.

Oggi, il sistema è riconosciuto patrimonio Unesco ed è oggetto di studio per chi cerca soluzioni sostenibili in ambienti estremi . Più che un reperto archeologico, è un corridoio di vita sotto il deserto, un esempio di sapienza antica che continua a operare, silenziosa e potente, in armonia con la natura.



777 - LA MUSA INQUIETANTE

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